venerdì, Marzo 21, 2025
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È italiana la più grande rete europea di ricerca sul cervello

La più vasta rete europea dedicata alla ricerca sul cervello è italiana. Si chiama Mnesys e, negli ultimi mesi, ha triplicato il numero di centri coinvolti, ampliando il raggio d’azione degli studi in corso. L’obiettivo è ambizioso: comprendere i meccanismi che impediscono ai pazienti con Alzheimer e Parkinson di riconoscere le espressioni facciali, elemento chiave per la comunicazione, e individuare nuove terapie. Inoltre, il progetto punta a sviluppare “mini cervelli” da cellule staminali per testare trattamenti innovativi contro le demenze e studiare il potenziale effetto antiossidante di soia e olio d’oliva nella prevenzione dei disturbi del neurosviluppo nei neonati prematuri.

I numeri di Mnesys: una crescita senza precedenti

In occasione del III Annual Meeting, che si sta svolgendo a Genova presso il Palazzo della Meridiana, sono stati presentati i numeri di questa imponente iniziativa: oltre 60 nuovi centri si sono aggiunti negli ultimi sei mesi, portando il totale a 90 istituzioni, tra le quali figurano atenei pubblici e privati, istituti di ricerca, Irccs e aziende. Attualmente, sono attivi circa 300 progetti, di cui oltre 90 avviati dal giugno scorso, finanziati con 23 milioni di euro attraverso i cosiddetti “bandi a cascata”. Inoltre, sono stati assunti 200 giovani ricercatori, per un totale di 800 scienziati italiani impegnati nello sviluppo di nuovi test diagnostici e trattamenti personalizzati per le malattie neurologiche.

Un progetto all’avanguardia sostenuto dal Pnrr

“Mnesys – spiega Antonio Uccelli, responsabile scientifico del progetto e direttore scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino – è una vera brain venture di gruppi di lavoro distribuiti in tutta Italia, guidata dall’Università di Genova, in sinergia con l’ospedale San Martino, e avviata a fine 2022 grazie al fondo record di 115 milioni di euro, stanziato dal Pnrr (Missione 4)”. La crescita esponenziale della rete ha portato al coinvolgimento di 65 nuovi centri negli ultimi sei mesi, tra cui istituzioni di prestigio come l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Cnr di Roma, l’Università Sapienza e il San Raffaele di Milano. “Tutte le migliori istituzioni italiane che fanno ricerca sul cervello – prosegue Uccelli – sono coinvolte in questo progetto unico al mondo, che è diventato la rete europea più estesa e all’avanguardia”.

Dalla ricerca ai benefici per la società

“In questo progetto, senza precedenti e in continua crescita – afferma Enrico Castanini, presidente di Mnesys – oggi si stabilisce una tappa fondamentale per analizzare i traguardi raggiunti e per avviare le attività di trasferimento tecnologico che ne seguiranno. Tale bagaglio di conoscenze scientifiche ci permetterà di passare dalle scoperte teoriche a concreti benefici per la società, in totale allineamento con l’obiettivo ultimo del Pnrr: generare ricadute tangibili e durature per i cittadini, migliorando di conseguenza la qualità della vita di tutti noi grazie all’uso delle nuove tecnologie”.

Un approccio multidisciplinare per sfidare le malattie neurodegenerative

Il progetto Mnesys adotta un approccio multi-scala, come sottolinea Sergio Martinoia, ordinario di Bioingegneria all’Università di Genova e coordinatore del comitato scientifico. “Si parte dallo studio delle singole molecole, fino all’analisi delle interazioni sociali, passando dalla genetica ai modelli animali, per arrivare a studi di popolazione. I programmi di ricerca avviati, con 600 pubblicazioni e circa 300 progetti attivi, spaziano in tutti gli ambiti delle neuroscienze, dall’indagine dello sviluppo cerebrale nei neonati alla ricerca di nuove strategie contro le malattie neurodegenerative. Il nostro obiettivo è integrare medicina e tecnologie informatiche per affrontare patologie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, ictus e depressione, che nel complesso colpiscono il 30% della popolazione italiana“.

Tecnologie avanzate per la diagnosi e la terapia

Per raggiungere questi obiettivi, Mnesys ha sviluppato strumenti innovativi come la creazione di avatar digitali del cervello umano, utili per studiare le malattie neurologiche e valutare la risposta ai farmaci. Inoltre, ha individuato nuovi biomarcatori, tra cui due proteine in grado di anticipare la comparsa della sclerosi multipla, e ha identificato nuovi bersagli terapeutici, come la proteina PCSK9, la cui inibizione nel cervello potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel trattamento dell’Alzheimer. “Queste scoperte – conclude Uccelli – potrebbero aprire la strada a nuove terapie mirate, capaci di migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti”.

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