Il Dark Web è una porzione di pagine online non rintracciabili tramite i comuni motori di ricerca, ma accessibile solo mediante specifici programmi di navigazione che mirano a tutelare l’anonimato degli utilizzatori. Ha visto la luce, per iniziativa del governo USA, a cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, per proteggere gli agenti e gli operatori del settore dell’intelligence nonché i loro informatori ma anche per consentire la libertà di espressione e di pensiero a cittadini e giornalisti sottoposti alla censura di regimi autoritari.
Col tempo, però, è diventato anche la sede di molte attività illegali, tanto da poterlo immaginare ora anche come un grande mercato dove trovare in vendita un po’ di tutto, dai farmaci alla droga, dalle armi ai criminali su commissione, senza dimenticare ovviamente i dati, i documenti e le informazioni trafugate a persone ed organizzazioni di tutto il mondo. Inoltre, sul Dark Web si possono trovare strumenti già pronti per poter mettere in atto gli attacchi informatici: questo rende appetibile il crimine digitale anche a soggetti non dotati di particolari competenze tecniche.
Un capitolo molto pesante, poi, riguarda la pedopornografia perché esistono anche i siti per la condivisione di immagini di giovani e ignare vittime. Tra i pericoli del Dark Web, si registra un elevato rischio di incappare in qualche software malevolo o cadere vittima di una frode su uno dei molti siti truffaldini, senza dimenticare il costante monitoraggio da parte delle forze dell’ordine, che potrebbero anche scambiare una semplice visita nel Dark Web per qualcosa di maggiormente compromettente.
In questo contesto, le cybergang che basano la loro attività sui ransomware sono ormai caratterizzate, nella propria infrastruttura informatica, da un sito – noto come “data leak site” – su cui vengono rivendicati gli attacchi portati a segno e pubblicati i dati estorti alle organizzazioni che non pagano il riscatto richiesto.
Ricorrendo alla celebre metafora che rappresenta internet come un iceberg suddiviso in tre parti (Clear, Deep e Dark Web), il Dark Web potrebbe essere immaginato come la porzione più oscura della parte immersa nell’acqua, il cosiddetto Deep Web. Spesso le due espressioni vengono confuse, ma il Deep Web, benché a propria volta non sia raggiungibile dai motori di ricerca, in genere, offre contenuti assolutamente legali: ad esempio, possiamo citare le pagine dei siti non ancora pubblicate, le aree riservate accessibili con l’inserimento delle proprie credenziali, i database aziendali riservati, i servizi di posta elettronica online e molto altro.
Al prossimo appuntamento, per parlare di alcuni rischi derivanti dall’intelligenza artificiale!
Articolo a cura di Samantha Cosentino e Davide Sardi
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