Bloccata la Commissione centrale che valuta i ricorsi contro i provvedimenti disciplinari. Intanto centinaia di medici, anche con gravi sanzioni, continuano a lavorare regolarmente.
In Italia ci sono circa 200 medici che, pur essendo stati radiati dai rispettivi Ordini professionali, continuano a esercitare regolarmente la professione. Un fatto sorprendente, eppure perfettamente legale: l’attuale normativa prevede infatti che, in caso di ricorso contro un provvedimento disciplinare, la sua efficacia venga sospesa fino al giudizio definitivo della Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (Cceps).
Peccato però che la Commissione sia completamente ferma dal 2022, con oltre 900 fascicoli ancora da esaminare. Questo blocco sta causando una vera e propria paralisi del sistema disciplinare delle professioni sanitarie, rendendo di fatto inefficaci i provvedimenti adottati dagli Ordini. Anche in presenza di comportamenti gravi — come violazioni del codice deontologico, negligenze cliniche, falsificazione di documenti o propaganda di tesi anti-scientifiche — i medici radiati possono continuare a operare, in attesa di un verdetto che, per ora, non arriva.
A lanciare l’allarme è stato Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo). “Il sistema sta mostrando tutte le sue criticità”, ha dichiarato. “La sospensione automatica dei provvedimenti in attesa del giudizio della Cceps ha senso solo se i tempi sono ragionevoli. In questo momento, invece, stiamo assistendo a un cortocircuito istituzionale che mette a rischio non solo la credibilità degli Ordini, ma anche la sicurezza dei cittadini”.
La situazione attuale consente infatti a medici che hanno commesso infrazioni anche molto gravi di rimanere operativi. Questo vale sia per chi è stato sanzionato per cattiva condotta professionale, sia per chi ha diffuso pubblicamente teorie antiscientifiche, ad esempio durante la pandemia da Covid-19. I ricorsi, spesso strumentali, diventano così un escamotage per prolungare l’attività professionale e sfuggire, almeno temporaneamente, alle conseguenze disciplinari.
Per cercare di sbloccare la situazione, la Fnomceo ha avanzato una proposta concreta: istituire una “sezione stralcio” all’interno della Cceps, che si occupi di esaminare prioritariamente i casi meno complessi o legati a sanzioni di minore entità. Questo consentirebbe di snellire la mole di lavoro in attesa di un ripristino completo dell’attività della Commissione.
A sostegno della proposta è arrivato anche un emendamento parlamentare presentato dall’onorevole Annarita Patriarca, che mira a riformare l’assetto organizzativo della Cceps e a garantirne una più efficiente operatività. L’emendamento prevede nuove modalità di nomina e funzionamento dei componenti della Commissione, oltre alla possibilità di ricorrere a personale amministrativo e giuridico aggiuntivo per smaltire l’arretrato.
L’obiettivo, secondo la stessa Patriarca, è “ristabilire il corretto funzionamento dell’organo e restituire fiducia ai cittadini, che hanno il diritto di essere curati da professionisti certificati, valutati e sottoposti a un sistema disciplinare realmente efficace”.
Nel frattempo, però, il sistema resta bloccato. E in assenza di interventi rapidi, il rischio è che aumentino i casi di medici che, pur privati del diritto di esercitare, continuino a farlo indisturbati, in un limbo giuridico che danneggia non solo l’immagine della professione sanitaria, ma anche la tutela della salute pubblica.