Del problema delle microplastiche che invadono i nostri mari e, più in generale, il Pianeta se ne sente parlare ormai da tempo, complice la giovane Greta Thunberg e i suoi Friday for future, che hanno portato nelle piazze di tutto il mondo orde di manifestazioni a sostegno dell’ambiente e dell’emergenza climatica. Ora anche l’Italia fa la sua parte. Dallo scorso 14 gennaio è stato introdotto il divieto di utilizzo di plastica usa e getta.
Al bando piatti, bicchieri e contenitori monouso
Lo stabilisce il decreto legislativo 196/21 pubblicato in Gazzetta Ufficiale che attua la direttiva della Comunità europea 2019/904, la cosiddetta “SUP” (Single use plastic). Saranno vietati tutti i prodotti in plastica non biodegradabile e non compostabile, ma anche i prodotti in plastica oxo-degradabile (materiale in grado di decomporsi all’aria) e gli attrezzi da pesca contenenti plastica. Saranno consentiti oggetti in plastica monouso realizzati “in polimeri naturali non modificati chimicamente”.
I prodotti usa e getta vietati da gennaio 2022 in Italia
Secondo l’art.5 del decreto, ecco alcuni dei prodotti di plastica monouso per cui è stata vietata l’immissione sul mercato:
- Bastoncini cotonati, tranne quando rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 90/385/CEE del Consiglio o della direttiva 93/42/CEE del Consiglio.
- Piatti, forchette, coltelli, cucchiai, bacchette, agitatori per bevande e posate in generale.
- Cannucce, tranne quando rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 90/385/CEE o della direttiva 93/42/CEE.
- Tazze o bicchieri per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.
- Contenitori per alimenti in polistirene espanso, ovvero scatole con o senza coperchio, usati per alimenti che soddisfano determinati criteri.
Tra salute ed economia circolare
Le norme dell’UE sui prodotti di plastica monouso mirano a prevenire e ridurre l’impatto di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare sull’ambiente marino, e di conseguenza sulla salute umana. Tra gli obiettivi anche promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli di business, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo quindi anche al funzionamento efficiente del mercato interno.
I rischi per il benessere collettivo
La ricerca sugli impatti della plastica sulla salute umana deve riconoscere che impatti significativi sulla salute umana si verificano in ogni fase del ciclo di vita della plastica. Per fare un esempio, una volta che la plastica raggiunge l’ambiente sotto forma di macro o microplastica, contamina e si accumula nelle catene alimentari attraverso i suoli agricoli, le catene alimentari terrestri e acquatiche e l’approvvigionamento idrico. Le microplastiche che entrano nel corpo umano attraverso esposizioni dirette per ingestione o inalazione possono portare ad una serie di impatti sulla salute, tra cui infiammazione, genotossicità, stress ossidativo, apoptosi e necrosi,che sono collegati a una serie di esiti negativi per la salute tra cui cancro, malattie cardiovascolari, malattie infiammatorie intestinali, diabete, artrite reumatoide, infiammazione cronica, condizioni autoimmuni, malattie neurodegenerative e ictus. L’obiettivo è ripensare nel suo complesso la politica di produzione, smaltimento e riutilizzo. Per il benessere della collettività.
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