In occasione di Cosmofarma Exhibition – evento leader dell’healthcare e di tutti i servizi legati al mondo della farmaceutica, tenutosi a Bologna dal 13 al 15 maggio scorsi – la redazione di Qui Salute Magazine ha realizzato diverse interviste per il format QUI Talk, il talk show tutto dedicato alla salute, al benessere e alla bellezza condotto da Susanna Messaggio.
La terza intervista di Cosmofarma è quella alla Dott.ssa Beatrice Casoni, Psichiatra, Psicoterapeuta e Direttore sanitario della clinica Neurocare di Bologna, esperta in disturbi dell’umore e psico-oncologia, che per l’occasione ha spiegato ai nostri microfoni il funzionamento della stimolazione magnetica transcranica nel trattamento della depressione.

Il stimolazione magnetica transcranica
La depressione è un male silenzioso, che colpisce sempre più persone. Eppure, nella nostra società vige un assioma difficile da sfatare: se non sembri triste, allora non puoi essere malato. La depressione, però, è un disturbo tra i più diffusi. Si stima che ne soffra dal 10 al 15% della popolazione mondiale, con una frequenza maggiore tra le donne.
«La depressione è caratterizzata da un corteo di segni e sintomi – puntualizza la Dott.ssa Casoni – ma occorre subito fare una precisazione. Con il termine depressione si vuole identificare un vero e proprio disturbo che necessita di trattamento, diverso dallo stato di demoralizzazione che ci assale quando gli eventi di vita sono avversi. Chi è depresso non riesce a reagire nemmeno quando le difficoltà si risolvono».
Stimolazione magnetica transcranica: uno strumento in più per combattere la depressione
La stimolazione magnetica transcranica è un trattamento di neuromodulazione, vale a dire di stimolazione cerebrale più o meno focalizzata, direzionabile e reversibile, in grado di modificare prevedibilmente il modo in cui i neuroni comunicano tra di loro e, di conseguenza, di modificare il comportamento umano sostenuto da quei neuroni.
«Si tratta di un trattamento che può essere utilizzato anche per la cura di altri problemi, tra cui il cosiddetto disturbo ossessivo compulsivo. Ma non solo: anche per la riabilitazione post ictus in deficit motori, e ancora afasie, acufeni, declino cognitivo, dolore cronico neuropatico, disturbi d’ansia e del sonno», conclude la specialista.