venerdì, Novembre 7, 2025
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Pillola contraccettiva gratis, ma solo sotto i 26 anni

Pillola anticoncezionale gratuita sotto i 26 anni

Dall’inizio degli anni 90 la pillola contraccettiva in Italia rientra nella categoria dei farmaci non rimborsabili. La prima svolta è avvenuta nel 2017: Emilia Romagna, Puglia, Piemonte, Toscana, Lombardia, Marche e Lazio hanno iniziato a distribuirla gratuitamente alle richiedenti.

Martedì scorso però il Cda dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha espresso parere positivo in merito alla somministrazione gratuita della pillola per le donne al di sotto dei 26 anni di età anche nel resto d’Italia. Si aspetta ora il parere della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Aifa.

L’iter della gratuità della pillola contraccettiva per tutte le donne, che aveva avuto l’ok della Cts, a maggio scorso era stato stoppato dal Cda dell’Aifa che aveva “chiesto approfondimenti” anche per le previsione dei costi molto elevati, oltre 140 milioni di euro. Con la nuova proposta di AIFA, la gratuità riguarderebbe solo alcune formulazioni specifiche di pillole contraccettive, che verrebbero classificate in fascia A, rendendole farmaci prescrivibili su ricetta “rossa” o elettronica da parte di medici del servizio sanitario pubblico.
Dopo 7 mesi si è scelto dunque il “modello” adottato, ad esempio, in Emilia Romagna dove già dal 2018 è prevista la gratuità della contraccezione per le giovani sotto i 26 anni che possono ricevere gratuitamente la contraccezione dopo una consulenza con il medico e l’ostetrica del consultorio familiare.

Le polemiche su età e distribuzione

Oltre al limite d’età, si aggiunge un’altra considerazione: l’erogazione della pillola non avverrà attraverso le farmacie, ma tramite i consultori e gli ambulatori ospedalieri. La decisione finale di AIFA deve ancora essere ufficializzata, ma le indiscrezioni che filtrano sono queste.

Si tratta di un provvedimento atteso da tempo, ma i paletti sull’età e sui consultori (con l’esclusione quindi delle farmacie) hanno già fatto scattare le prime polemiche. “È un boicottaggio per le ragazze del Sud ma anche per le giovanissime stesse, senza contare che le madri e le donne più grandi e più fragili vengono escluse dall’accesso alla maternità consapevole”, hanno detto le senatrici Cecilia D’Elia, portavoce del Coordinamento nazionale delle donne Pd e Beatrice Lorenzin, vicepresidente del gruppo dem.

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