Secondo il Manuale MSD la dismorfofobia è un disturbo caratterizzato dalla percezione ossessiva di uno o più difetti fisici, spesso inesistenti o lievi, che generano disagio e compromettono la vita quotidiana.
Chi soffre di questo disturbo può passare molto tempo della sua giornata a preoccuparsi delle sue presunte imperfezioni.
Le cause della dismorfofobia
Il fenomeno riguarda principalmente i ragazzi e le ragazze sotto i 25 anni, diffuso particolarmente tra gli adolescenti.
In questa fase il loro corpo comincia a cambiare, spesso in maniera repentina, e vi è una importante crescita cognitiva ed emotiva che favorisce la crescita personale e lo sviluppo dell’autonomia.
Alcuni adolescenti utilizzano una serie di strategie per correggere la propria immagine per apparire agli altri in modo gradevole, per essere socialmente accettabili e accettati.
Psichiatri e psicologi valutano l’insorgenza della dismorfofobia a causa della combinazione di fattori di natura diversa, tra cui: fattori psicologici, fattori genetici, fattori culturali, fattori sociali e fattori legati allo sviluppo.
Alcune interessanti ricerche suggeriscono che la dismorfofobia sia più frequente in presenza di:
- introversione
- tendenza al perfezionismo
- visione negativa della propria immagine estetica
- abusi e/o episodi di abbandono durante l’infanzia
Dismorfofobia e i social media: vi è correlazione?
Al giorno d’oggi i social media fanno parte della nostra quotidianità, siamo costantemente sommersi da corpi perfetti e vite di lusso.
Infatti una delle possibili cause della dismorfofobia è la presenza dei ragazzi sui social media.
Si scaturisce una rappresentazione falsata di sé che non corrisponde alla realtà e si creano principi per cui se sei accettabile a livello estetico avrai più successo.
Spesso le persone che vengono condizionate da questo costrutto sociale vivono situazioni perenni di solitudine, portando la persona a non riconoscersi più per quello che è realmente e a isolarsi dal mondo reale.
Come si cura la dismorfofobia
La dismorfofobia è curata attraverso un percorso psicologico/psicoterapico. Generalmente, vengono utilizzate tecniche cognitivo-comportamentali che insegnano al paziente di identificare, dominare e prevenire i comportamenti legati al disturbo.
Lo psicoterapeuta può associare al percorso di cura anche una terapia medico-farmacologica, tra cui inibitori selettivi.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale oltre alle sessioni in studio, possono essere svolte anche attività a casa, che permettono di consolidare le tecniche apprese.
Durante il lavoro a casa, il paziente mira al miglioramento della gestione delle emozioni e dei pensieri negativi e alla riduzione dei comportamenti disfunzionali.
Seguire questa terapia e queste pratiche permette di stabilire abitudini durature.