Tosse, mal di gola, raffreddore, febbre, influenza e bronchiolite sono malanni comuni che tornano puntuali con l’arrivo del freddo. Lo scorso anno in Italia, oltre 15 milioni di persone sono state colpite da influenza e sindromi parainfluenzali, di cui un terzo erano bambini e ragazzi. Come prevenire queste patologie stagionali? Quali sono i metodi migliori per trattare febbre e sintomi influenzali? Quando è il momento di contattare un medico? Di seguito i consigli dei medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per chiarire i dubbi più comuni dei genitori.
Influenza e sindromi parainfluenzali
Tra i principali agenti virali responsabili delle malattie respiratorie figurano rhinovirus, coronavirus, virus influenzali e parainfluenzali, adenovirus, enterovirus e virus respiratorio sinciziale. Questi virus si diffondono attraverso le goccioline respiratorie infette o il contatto con superfici contaminate. I sintomi variano in intensità e includono mal di gola, tosse, naso che cola, febbre, problemi gastrointestinali e dolori articolari.
Ogni anno, malattie respiratorie affliggono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, particolarmente nei mesi invernali. Solo in Italia, oltre 14 milioni di persone hanno contratto l’influenza nella scorsa stagione. Al Bambino Gesù si sono registrati più di 13.000 accessi in Pronto Soccorso e oltre 1.500 ricoveri per infezioni respiratorie, con circa 100 casi trattati in terapia intensiva.
I picchi stagionali di ciascuna patologia variano. L’influenza tende a raggiungere il suo picco tra dicembre e febbraio; i raffreddori sono più frequenti durante l’inverno; i casi di bronchiolite dovuti al virus respiratorio sinciziale si concentrano da novembre a marzo, mentre i virus parainfluenzali di tipo 3 si diffondono in primavera e estate.
La prevenzione: il primo passo contro i virus stagionali
La prevenzione è essenziale per limitare la diffusione dei virus respiratori. Con l’arrivo della stagione fredda, i bambini trascorrono più tempo in ambienti chiusi con scarso ricambio d’aria, aumentando il rischio di contagio. Le norme igieniche sono quindi cruciali: lavare le mani frequentemente, coprire naso e bocca quando si starnutisce e limitare il contatto delle mani con occhi, bocca e naso riducono notevolmente le probabilità di infezione.
Uno stile di vita sano è altrettanto importante per rafforzare il sistema immunitario. Una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, contribuisce a rendere i bambini meno suscettibili alle malattie stagionali.
La vaccinazione antinfluenzale, iniziata il 1° ottobre in Italia, rappresenta l’arma di prevenzione più efficace contro l’influenza. È consigliata per i bambini dai 6 mesi ai 7 anni, per coloro con patologie croniche e i loro conviventi, per le donne in gravidanza e per tutti gli adulti sopra i 60 anni. Quest’anno, inoltre, è disponibile un nuovo anticorpo monoclonale per proteggere i bambini dal virus respiratorio sinciziale, principale causa di bronchiolite e polmonite nei piccoli sotto i due anni.
quando rivolgersi al pediatra e come gestire i sintomi a casa
Raffreddore, mal di gola, tosse, febbre e stanchezza sono sintomi comuni delle malattie respiratorie invernali, che spesso si risolvono da sole con il riposo e farmaci per alleviare la febbre. Il paracetamolo è il farmaco preferito per gestire febbre e dolori; gli antibiotici, invece, sono sconsigliati e dannosi se non prescritti dal medico.
I lavaggi nasali aiutano a liberare le vie aeree superiori, specialmente nei neonati e bambini piccoli. Si possono utilizzare soluzioni fisiologiche o ipertoniche, specificamente indicate quando il muco è più denso. L’idratazione è fondamentale: stimolare il bambino a bere acqua aiuta a combattere i sintomi influenzali. Se l’inappetenza è presente, non è necessario forzarlo a mangiare. Nei casi di febbre senza brividi, abiti leggeri aiutano a disperdere il calore corporeo.
i segnali d’allarme e i fattori di rischio
È importante valutare lo stato di salute complessivo del bambino, piuttosto che focalizzarsi su un singolo sintomo. La febbre indica che l’organismo sta reagendo all’infezione, ma è lo stato generale del bambino, come cambiamenti nell’umore, appetito e comportamento, a richiedere l’attenzione dei genitori. In caso di dubbi, è sempre meglio contattare il pediatra.
Alcuni bambini sono più a rischio di complicanze, tra cui quelli con meno di 12 settimane, i prematuri e coloro che presentano patologie come cardiopatie congenite o fibrosi cistica. In questi casi, è fondamentale consultare il medico curante o recarsi in Pronto Soccorso.
Parola agli esperti
“Prevenire l’infezione da virus respiratorio sinciziale è salvavita per i bambini sotto i sei mesi, riducendo l’ospedalizzazione di oltre l’80% e azzerando il rischio di mortalità” spiega il prof. Alberto Villani. Prevenire le forme gravi di bronchiolite durante i primi mesi di vita riduce il rischio di asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva in età avanzata.
Anche il dott. Sebastian Cristaldi consiglia ai genitori di focalizzarsi sul benessere complessivo del bambino, evitando l’autosomministrazione di farmaci. “Idratare è essenziale e il pediatra fornirà le indicazioni più appropriate, oltre a indicare l’eventuale necessità di un controllo in Pronto Soccorso”.


