Se i figli sono mammoni è colpa della mamma?
In questo breve articolo divulgativo utilizzeremo un “titolo provocatorio” per rappresentare una credenza popolare molto diffusa. Si tende a pensare che se un figlio è eccessivamente “mammone” è “colpa” della mamma troppo accudente, premurosa, morbosa. In queste righe faremo luce su alcuni punti focali che possono contribuire a determinare l’immaturità di un figlio. Ciò non riguarda necessariamente ed esclusivamente i figli maschi seppur sembrano esserne più coinvolti. Ci riferiamo a quei figli adulti che ancora dipendono, non solo emotivamente, ma anche concretamente, dalle figure genitoriali. Come se fossero rimasti bloccati alla ricerca infantile di accudimento piuttosto che aver maturato la capacità di prendersi cura di sé. Oltre gli aspetti di apparente pigrizia e comodità, vi sono ragioni più profonde che è importante esplorare.
La co – responsabilità nella coppia genitoriale
Partiamo da una premessa spesso ignorata: all’interno di una coppia coniugale e genitoriale, salvo caso eccezionali, esiste un 50%, una co-responsabilità. Ad esempio, con molta probabilità quando c’è un legame morboso tra madre e figlio, la figura paterna tende ad essere molto periferica. Ciò significa che, come la madre, non è riuscita a far spazio al padre, il padre non è riuscito a crearselo. È un’esemplificazione per tradurre il concetto di co-responsabilità.
L’interconnessione tra i membri di una famiglia
Per comprendere il legame tra madre e figlio occorre ampliare la prospettiva di osservazione. I rapporti duali sono inseriti nei più complesso sistema familiare trigenerazionale. Non si può comprendere, ad esempio, il legame di una madre con il figlio senza conoscere la relazione di coppia genitoriale, o la relazione che la madre ha avuto con la propria madre. Si tende a riproporre ciò che si ha vissuto, pur avendo sempre il potere di autodeterminazione per poter operare dei cambiamenti, di generazione in generazione. Un figlio che fatica a crescere, per esempio, può inconsciamente svolgere una funzione all’interno di una crisi di coppia latente. Attraverso la sua immaturità distrae i genitori dai problemi coniugali, centralizzandosi, identificandosi nel membro problematico, nel capro espiatorio (“sono io il problema”), evitando di lasciare il “nido vuoto”, che sente poter essere minaccioso per i suoi genitori. Ciò non avviene consapevolmente, ma ciascuno di noi inconsciamente occupa un posto specifico e svolge ruoli e funzioni nella propria famiglia, sin dalla nascita. In particolare, i figli tendono ad essere protettivi verso i genitori anche attraverso comportamenti paradossali.
La cultura di appartenenza
Sembrano essere gli uomini più facilmente riconosciuti nel profilo di “mammoni” anche per una ragione subculturale italiana. Molti uomini sono figli di donne figlie della cultura maschilista.
Nel modello di famiglia tradizionale gli uomini erano dispensati dalla cura della casa, dalle faccende domestiche.
Il ruolo della società
La società trasmette un messaggio paradossale: invita alla precoce autonomia ma non facilita l’indipendenza economica. I giovani di oggi vivono nel tempo della precarietà. La difficoltà aa raggiungere un’autonomia economica può chiaramente rinforzare la dipendenza emotiva di un figlio dalla famiglia.
La responsabilità soggettiva
Gli elementi su cui abbiamo fatto luce riflettono la multifattorialità, sempre presente quando si parla di aspetti psicologici. Diverse cause interagendo tra di loro possono contribuire a determinare una conseguenza. Tuttavia, ciò che è fondamentale sottolineare è che ciascuno in età adulta è responsabile di sé stesso. Un figlio adulto “mammone” è il primo responsabile di sé e dei suoi aspetti di immaturità. Conoscere la propria storia, le dinamiche in cui si è cresciuti non è un alibi de-responsabilizzante ma una chiave di accesso per raggiungere la piena consapevolezza di sé. I genitori fanno il meglio di ciò che riescono a fare, compiendo umanamente ed inconsapevolmente “errori” e potrebbero non essere mai pronti, per loro fragilità, alla crescita di un figlio. È compito del figlio differenziarsi, separarsi dalla famiglia d’origine e definire sé stesso, anche se ciò significa deludere e tradire le aspettative familiari. La responsabilità soggettiva permette quel fondamentale grado di libertà, alla base della crescita, del cambiamento e della maturità.
Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta