Il citomegalovirus appartiene alla famiglia degli herpes virus, come l’herpes simplex e il virus della varicella. Nelle persone in buona salute causa generalmente infezioni asintomatiche, a guarigione spontanea e prive di conseguenze a lungo termine. Nel caso in cui, invece, la malattia dovesse essere sintomatica, avrebbe effetti molto simili a quelli dell’influenza e della mononucleosi.
Una delle caratteristiche principali del citomegalovirus è la sua capacità di “nascondersi” all’interno delle cellule del midollo osseo umano, rimanendo in uno stato di latenza virale fino a una successiva riattivazione. Neppure chi ha già contratto il virus è, infatti, immune. Come nel caso del più noto herpes simplex, la malattia resta latente e può nuovamente manifestarsi in un secondo momento.
Diagnosi
Il virus non passa sempre al bambino e, anche quando si trasmette, non è detto che abbia conseguenze. In Italia studi recenti hanno mostrato che il numero di neonati a cui è stata trasmessa l’infezione in gravidanza è di circa 2 ogni 1000: uno dei valori fra i più bassi riscontrati nel mondo.
Le donne in stato di gravidanza che intendano scoprire se abbiano o meno mai contratto il virus, possono sottoporsi a uno specifico esame del sangue in grado di accertare la presenza degli anticorpi. Durante questa analisi vengono infatti rilevati sia gli anticorpi IgM, testimoni di un’infezione recente, sia quelli IgG, che invece sono tipici di una infezione contratta in passato.
L’infezione
Il citomegalovirus si contrae attraverso uno stretto contatto con persone infette, vale a dire tramite saliva, sangue, urine o rapporti sessuali. Generalmente le persone più esposte all’infezione sono quelle che lavorano a contatto con i bambini molto piccoli, nelle scuole materne o nei nidi.
Il virus può produrre danni di entità variabile. Come abbiamo avuto modo di accennare, se colpisce persone sane ausa generalmente infezioni asintomatiche, che guariscono spontaneamente e prive di conseguenze a lungo termine. Nel momento in cui, invece, infetta individui con un sistema immunitario deficitario (quali, ad esempio, i malati di AIDS o coloro che sono stati sottoposti a un recente trapianto) o donne in stato di gravidanza dovessero contrarre il virus, potrebbero sussistere danni anche gravi.
Citomegalovirus e gravidanza: quando preoccuparsi
Fortunatamente solo una minima parte delle donne che contraggono il citomegalovirus in gravidanza trasmette l’infezione al bambino. Secondo le statistiche, inoltre, in Italia circa 8 donne adulte su 10 hanno contratto la malattia almeno una volta prima della gravidanza.
Il rischio di trasmissione varia a seconda che si tratti di una prima infezione o di un’infezione secondaria. Nel primo caso, infatti, il rischio di trasmissione al bambino è di circa il 35%, mentre nel secondo di passa a un 20%.
Nel caso in cui, invece, la madre dovesse trasmettere l’infezione al bambino, esistono due diversi scenari:
- Nell’85-90% dei casi l’infezione è asintomatica e non ha conseguenze sul neonato. In questo scenario, infatti, solo 1 neonato su 10 in media riscontra problemi di udito dopo la nascita.
- Nel 10-15% dei casi l’infezione può avere conseguenze sia prima della nascita (come fegato ingrossato o ritardo nella crescita del bambino, che si riscontra con diversi gradi di gravità) che dopo. In questo secondo scenario, i sintomi più comuni sono ittero, petecchie sulla pelle (vale a dire macchie rosse che corrispondono a piccolissime emorragie della cute) e, in alcuni casi, anche segni neurologici.
Cure e trattamenti
Dal citomegalovirus non si guarisce: il virus rimane latente fino a un momento in definito in cui, a causa di stress o di altre patologie che indeboliscono il sistema immunitario, si manifesta nuovamente.
Per questa ragione, l’unica cura in caso di positività al virus consiste nella somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, così da fornire alla mamma gli anticorpi necessari a contrastarne la diffusione e la trasmissione al feto.