venerdì, Novembre 7, 2025
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Neurodegenerazione, individuata una proteina che la contrasta

Nuove terapie contro le malattie di neurodegenerazione

Una proteina chiamata PI31 potrebbe aprire la strada a nuove terapie nella lotta alla neurodegenerazione, contro malattie come il Parkinson e l’Alzheimer, oltre a rivelarsi utile nel rallentare l’invecchiamento cerebrale. La scoperta arriva da uno studio condotto su moscerini della frutta e topi dai ricercatori della Rockefeller University di New York, i cui risultati sono stati pubblicati su Pnas, la rivista dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti.

La scoperta sulla proteina PI31

La proteina PI31 svolge un ruolo chiave nel ripristinare la comunicazione tra neuroni: favorisce infatti il trasporto e l’assemblaggio dei proteasomi, piccoli complessi molecolari che funzionano come “squadre di pulizia”, eliminando i detriti proteici dalle sinapsi prima che diventino tossici. Quando PI31 è assente o difettosa, questo meccanismo si interrompe, i proteasomi non raggiungono le sinapsi e le proteine si accumulano, dando origine a danni che portano alla neurodegenerazione.

I risultati dei test

I test sugli animali hanno dato risultati sorprendenti: nei moscerini con livelli potenziati di PI31 si sono osservati miglioramenti evidenti dei sintomi simili al Parkinson. Nei topi, anche un modesto aumento della proteina ha bloccato la progressione dei danni, mantenuto le capacità motorie e persino migliorato la salute generale, tanto che in alcuni casi la durata della vita è quasi quadruplicata. Inoltre, PI31 si è dimostrata efficace nell’eliminare le proteine tau anomale, tipiche dell’Alzheimer.

“Molte malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson, nascono da una disfunzione delle sinapsi”, spiega Hermann Steller, direttore dello Strang Laboratory of Apoptosis and Cancer Biology del Rockefeller Center. “Ora che sappiamo come ripulire le sinapsi dalle proteine indesiderate, ci auguriamo che questa conoscenza apra la strada a terapie rivoluzionarie per i disturbi legati all’età”.

Il passo successivo sarà valutare se PI31 possa preservare la memoria e le funzioni cognitive nei topi più anziani, con l’obiettivo finale di sviluppare trattamenti preclinici destinati all’uomo.

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