lunedì, Novembre 10, 2025
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Aiom, il 63% degli oncologi è favorevole all’eutanasia

Il sondaggio sull’eutanasia tra i professionisti

Secondo un sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) insieme alla Fondazione Aiom, il 63% dei medici oncologi si dichiara favorevole all’eutanasia nei pazienti oncologici: il 50% la ritiene accettabile solo in specifiche condizioni, mentre il 13% sarebbe favorevole in ogni circostanza.

Dall’indagine, che ha coinvolto 562 clinici, emerge anche che il 60% dei medici continua a somministrare terapie anticancro nell’ultimo mese di vita del paziente. Tuttavia, il 32% confessa di non sentirsi adeguatamente formato per seguire il malato in questa fase così delicata. Quasi tutti i partecipanti (90%) concordano invece sulla necessità di una legge nazionale che regolamenti il fine vita. I risultati sono stati presentati a Lecce durante il convegno Giornate dell’Etica, dedicato al tema “Fine vita: la cura oltre la malattia”.

L’iniziativa ha analizzato non solo il punto di vista dei clinici, ma anche gli aspetti organizzativi legati a cure palliative precoci, pianificazione condivisa delle terapie, sedazione palliativa, desistenza dai trattamenti e assistenza medica al morire. Oltre ad Aiom e Fondazione Aiom, hanno partecipato altre società scientifiche come Airo (Radioterapia e Oncologia Clinica), Siaarti (Anestesia e Terapia Intensiva), Sico (Chirurgia Oncologica), Sicp (Cure Palliative) e Sipo (Psico-Oncologia).

Le cure palliative come risorsa sin dalla diagnosi

“Le cure palliative non devono essere limitate agli ultimi giorni di vita, quando non restano più opzioni terapeutiche, ma possono essere un supporto prezioso fin dal momento della diagnosi di tumore avanzato, migliorando non solo la qualità della vita ma anche la sopravvivenza”, ha dichiarato Massimo Di Maio, presidente eletto di Aiom, durante il convegno.

Di Maio ha ricordato uno studio pubblicato nel 2010 sul New England Journal of Medicine, che ha rivoluzionato l’approccio alle cure palliative dimostrando che, nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico, un’assistenza palliativa precoce non solo allevia i sintomi ma contribuisce anche ad allungare la vita. Questo modello di integrazione tra cure attive e palliative è stato accolto dalle linee guida internazionali di Asco ed Esmo.

Nonostante ciò, la cronica carenza di specialisti in cure palliative ne rende difficile l’applicazione concreta. “È realistico pensare che questa mancanza di personale non sarà risolta nel breve periodo – ha aggiunto Di Maio –. Per questo Aiom considera essenziale potenziare le competenze degli oncologi, affinché possano garantire direttamente cure palliative ai pazienti”.

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