Un nuovo studio evidenzia il ruolo di alimentazione, ambiente, stress e sonno nello sviluppo dell’individuo
I primi 1.000 giorni di vita, dal concepimento ai due anni di età, rappresentano una fase decisiva che condiziona la salute dell’essere umano per tutta l’esistenza, con conseguenze che in alcuni casi si trasmettono perfino ai discendenti. Per questo la prevenzione moderna non si limita più a diagnosi tempestive o terapie innovative, ma guarda a come i fattori ambientali siano in grado di influenzare l’attivazione o la disattivazione dei nostri geni.
Queste evidenze sono state presentate oggi in Senato, in occasione della seconda conferenza internazionale di medicina ambientale organizzata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) insieme all’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e alla casa editrice scientifica Mdpi. Il tema centrale è l’epigenetica, ovvero quell’insieme di meccanismi biologici – come la metilazione del DNA e le modifiche degli istoni – che regolano l’espressione dei geni senza alterarne il codice.
Epigenetica: una nuova frontiera della prevenzione
“Questi processi sono fortemente condizionati da nutrizione, qualità dell’aria, esposizione a sostanze chimiche, fumo, alcol, stress e qualità del sonno. Proprio nei primi mille giorni vengono programmati molti sistemi fondamentali dell’organismo. Le tracce epigenetiche acquisite in questa fase possono determinare la predisposizione a patologie metaboliche, cardiovascolari, oncologiche e neurologiche lungo tutta la vita, con ripercussioni che possono manifestarsi anche nelle generazioni future” – spiega Alessandro Miani, presidente di Sima.
L’impatto dell’inquinamento sull’espressione genica
Tra i fattori più influenti in chiave epigenetica spicca l’inquinamento, in particolare quello atmosferico. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nell’UE oltre 239.000 morti all’anno sono attribuibili a concentrazioni di polveri sottili (PM2.5) superiori ai limiti raccomandati dall’OMS. È ormai chiaro che particolato e gas ossidanti modificano la metilazione del DNA in tessuti come polmoni, cuore e placenta, condizionando anche lo sviluppo fetale. Altri rischi provengono dagli interferenti endocrini e da composti persistenti come bisfenolo A, ftalati e Pfas, rilevati in diverse aree italiane e associati a problemi di neurosviluppo, fertilità e invecchiamento cellulare.
Alimentazione e stili di vita sotto accusa
Un ruolo centrale è ricoperto anche dalla dieta. In Italia il consumo eccessivo di cibi ultra-processati è legato a obesità, sindrome metabolica, infiammazioni croniche e alterazioni epigenetiche. La situazione è critica soprattutto tra i più giovani: il 20,4% dei bambini risulta sovrappeso, il 9,4% obeso e il 2,4% gravemente obeso. I dati più preoccupanti si registrano al Sud, dove in Campania oltre il 40% dei bambini fino a otto anni è in eccesso di peso e quasi il 19% è obeso.
A ciò si aggiungono altri fattori negativi: fumo, consumo di alcol, scarsa attività fisica e mancanza di sonno. La ricerca segnala inoltre un calo significativo della fertilità maschile: dagli anni ’70 ad oggi la concentrazione media di spermatozoi è scesa da circa 99 milioni per millilitro a meno di 50 milioni/ml, con un crollo di oltre il 50% in mezzo secolo.
La “finestra d’oro” della prevenzione
Il periodo che va dal concepimento ai due anni di vita del bambino è considerato una fase particolarmente sensibile, in cui il patrimonio epigenetico può essere “modellato”. Alimentazione equilibrata durante la gravidanza, astensione da fumo e alcol, riduzione dell’esposizione a sostanze tossiche, sonno regolare e promozione dell’allattamento sono strategie semplici ma decisive per orientare in senso positivo lo sviluppo del sistema immunitario, metabolico e cognitivo.
Ma la prevenzione non inizia con la nascita: anche la salute dei futuri genitori, dallo stile di vita alla gestione dello stress, gioca un ruolo cruciale già nel periodo pre-concepimento.
Una nuova visione della salute pubblica
“È necessario puntare sulla prevenzione primaria, cioè evitare che le persone si ammalino, partendo dai bambini e integrando l’epigenetica nella pratica clinica quotidiana. Allo stesso tempo, i decisori politici devono mettere la salute delle nuove generazioni al centro delle agende ambientali ed economiche. Non è solo una questione di diritto a crescere sani, ma di garantire la continuità stessa della società” – sottolinea Prisco Piscitelli, Segretario Generale dell’European Medical Association (Ema).
“Di fronte a cambiamenti epocali – conclude Giulia Stefenelli, responsabile della comunicazione scientifica di Mdpi – il ruolo dell’editoria scientifica e delle conferenze internazionali è strategico: favoriscono il confronto tra esperti e diffondono conoscenza di qualità, capace di guidare scelte fondamentali per un futuro più sano e sostenibile.”


