Nel 2023, l’Italia ha registrato un incremento significativo nelle gravidanze ottenute tramite Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Secondo il rapporto del Ministero della Salute sulla natalità, sono state 15.085 le gravidanze avviate con tecniche di PMA, rappresentando una media di 3,9 ogni 100 nascite. Questo dato evidenzia una crescita rispetto all’anno precedente, quando le gravidanze da PMA erano state 14.364, pari al 3,7% del totale, segnando un aumento di circa il 5% su base annua.
Le tecniche di PMA utilizzate
Le tecniche di fecondazione assistita adottate nel 2023 vengono suddivise tra fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero (47,7% dei casi), fecondazione in vitro tramite iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI) (35,4%) e trasferimento dei gameti maschili in cavità uterina (5,5%).
Tendenze demografiche tra le donne che ricorrono alla PMA
L’analisi demografica delle donne che hanno fatto ricorso alla PMA nel 2023 rivela che:
- una maggiore frequenza di parti con PMA è stata osservata tra le donne con un livello di istruzione elevato (5,8%).
- l’età gioca un ruolo cruciale: le donne con più di 35 anni rappresentano una quota significativa delle gravidanze da PMA, con una percentuale che raggiunge il 19,2% tra le madri con età superiore ai 40 anni.
Inoltre nel 2023, il ricorso al taglio cesareo nelle gravidanze ottenute tramite PMA è stato del 50,4%, evidenziando una prevalenza significativa rispetto alle gravidanze naturali. Inoltre, la percentuale di parti plurimi in gravidanze medicalmente assistite si attesta al 6,9%, nettamente superiore all’1,5% registrato nel totale delle gravidanze.
Il rapporto del Ministero della Salute offre una panoramica sulla natalità nel Paese, evidenziando che circa il 60% delle donne che hanno avuto un figlio nel 2023 erano occupate nel mondo del lavoro, mentre 20,1% delle madri erano di cittadinanza non italiana, sottolineando la diversità culturale presente nel Paese, invece la maggior parte dei parti, circa il 90%, è avvenuta in istituti di cura pubblici ed equiparati.