giovedì, Marzo 20, 2025
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Aborti in aumento, dopo vent’anni i casi tornano a salire

Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un cambiamento significativo nelle interruzioni volontarie di gravidanza. Dopo due decenni di calo costante, il 2022 ha visto un aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente, con oltre 65.000 interruzioni volontarie effettuate. Questo dato segna una svolta importante, considerando che il tasso di abortività nel Paese è tra i più bassi a livello internazionale. L’andamento, pur rappresentando una crescita, conferma comunque l’efficacia della Legge 194/78, che regola l’accesso all’aborto in Italia.

Under 18 e donne straniere: i numeri in crescita

Tra i gruppi più colpiti dall’aumento si trovano le giovani sotto i 18 anni e le donne straniere. Anche il tasso di abortività in questa fascia d’età è cresciuto, passando da 2,1 per mille nel 2021 a 2,2 per mille nel 2022. Parallelamente, le donne straniere rappresentano il 27,5% degli interventi, con un aumento rispetto al 27,1% registrato l’anno precedente.

La pillola abortiva supera le operazioni chirurgiche

Un aspetto chiave del report riguarda la modalità di intervento, infatti per la prima volta in Italia, l’aborto farmacologico ha superato quello chirurgico, rappresentando il 52% delle interruzioni volontarie di gravidanza totali. Questo cambiamento è stato favorito dalla maggiore disponibilità di farmaci come il Mifepristone e le prostaglandine, che consentono interventi precoci e meno invasivi. Anche la contraccezione d’emergenza ha visto un incremento significativo, dove nel 2022 sono state distribuite oltre 444.000 confezioni di Ulipristal acetato, con un aumento del 27,7% rispetto all’anno precedente.

I medici obbiettori sono in calo 

Un altro dato che emerge dal report è la diminuzione del numero di medici obiettori di coscienza. Tra il 2014 e il 2022, il numero di ginecologi non obiettori è aumentato del 21,5%, riducendo il carico di lavoro per ciascuno di essi e migliorando l’accessibilità ai servizi. Tuttavia, persistono grandi differenze regionali: in Molise, ad esempio, oltre il 90% dei ginecologi continua a rifiutarsi di eseguire aborti.

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