domenica, Maggio 18, 2025
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Oltre 4 milioni di anziani non autosufficienti in Italia: i servizi coprono solo una richiesta su tre

Servizi frammentati e risposte insufficienti: in Italia solo un terzo degli anziani non autosufficienti riceve l’assistenza di cui ha bisogno.

In Italia sono più di 4 milioni gli anziani non autosufficienti, ma l’attuale offerta di servizi assistenziali riesce a soddisfare solo una parte limitata dei bisogni espressi da questa fascia sempre più ampia della popolazione. A fotografare la situazione è il 7° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care CERGAS SDA Bocconi – Essity, che restituisce un quadro critico e frammentato dell’assistenza a lungo termine nel nostro Paese.

Secondo i dati raccolti attraverso una survey condotta su 106 Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), con una media di 113 posti letto ciascuna, le strutture residenziali coprono appena il 7,6% della domanda proveniente dagli over 65 non autosufficienti. Un dato che evidenzia una profonda discrepanza tra offerta e reale necessità.

L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), pur rappresentando la forma più diffusa di supporto, riesce a raggiungere solo il 30,6% degli aventi diritto. Inoltre, si segnala una riduzione costante delle ore medie di assistenza per utente, a dimostrazione di un servizio sotto pressione, spesso insufficiente per garantire un’assistenza continuativa e personalizzata. Ancora più limitata è la disponibilità dei centri diurni, che coprono solo lo 0,6% del fabbisogno.

Il rapporto mette in evidenza anche il tema dell’integrazione tra le RSA e il Servizio Sanitario Nazionale, uno degli snodi cruciali per migliorare l’efficacia complessiva del sistema. Attualmente, la valutazione del bisogno dell’anziano – passaggio fondamentale per l’accesso a qualsiasi tipo di servizio – coinvolge soprattutto i Medici di Medicina Generale, le Aziende Sanitarie Locali e i Servizi Sociali Comunali, ma avviene spesso in modo parcellizzato, senza un approccio realmente multidisciplinare o centrato sui bisogni specifici del paziente.

Questa frammentazione ha conseguenze dirette sulla qualità e coerenza dell’assistenza: in quasi 4 RSA su 10 (38%), la definizione dei servizi da erogare viene stabilita in autonomia dalla struttura, senza un’interfaccia strutturata con gli altri attori del sistema sanitario. Ciò comporta rischi di inefficienza, duplicazioni e difficoltà di coordinamento, in particolare nelle situazioni di emergenza, come il ricorso al pronto soccorso o il ricovero ospedaliero.

Anche i rapporti tra RSA e istituzioni evidenziano un disequilibrio tra aspetti burocratici e contenutistici. Le strutture residenziali si interfacciano con:

  • le Aziende Sanitarie principalmente per la verifica dei livelli assistenziali (65%), il profilo degli ospiti (51%) e la definizione del budget annuale (43%);
  • le Regioni o Province Autonome per il confronto sugli standard di personale (32%) e la definizione delle tariffe (43%);
  • i Servizi Sociali Comunali, solo nel 18% dei casi.

Questo significa che la maggior parte del dialogo istituzionale riguarda questioni organizzative, normative o economiche, mentre resta poco spazio per un confronto sostanziale sui contenuti dei servizi e sull’effettiva presa in carico dell’anziano.

Il Rapporto sottolinea con forza la necessità di superare l’attuale frammentazione e costruire un sistema realmente integrato, in cui le RSA dialoghino in modo sistematico e operativo con i servizi ospedalieri e con quelli territoriali. Solo così sarà possibile rispondere in modo adeguato all’aumento della domanda, garantendo agli anziani un’assistenza dignitosa, efficace e in linea con le loro esigenze specifiche.

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