giovedì, Febbraio 13, 2025
spot_img

Cardiopatie congenite: impiantata “clessidra” per il cuore su 5 pazienti al Bambino Gesù. Primi interventi in Europa

Crediti Foto: Ospedale Bambino Gesù

La “clessidra” per il cuore: un dispositivo salvavita rivoluzionario impiantato al Bambino Gesù

Un rivoluzionario dispositivo salvavita, soprannominato “clessidra”, è stato impiantato su cinque pazienti con gravi cardiopatie congenite presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Questo dispositivo, composto da uno stent autoespandibile e una valvola polmonare, rappresenta un progresso decisivo per i pazienti con condizioni cliniche complesse. I cinque interventi, i primi in Europa dopo l’ottenimento del marchio CE, offrono nuove possibilità terapeutiche a soggetti per i quali l’intervento chirurgico a cuore aperto rappresenta un rischio elevato.

«Questa procedura mininvasiva consente di evitare l’intervento chirurgico a cuore aperto in soggetti particolarmente fragili a causa della loro storia clinica, riducendo così i rischi e migliorandone la qualità della vita. I pazienti possono essere dimessi dopo appena 2-3 giorni», afferma il dottor Gianfranco Butera, responsabile dell’unità di Cardiologia Interventistica del Bambino Gesù.

Le cardiopatie congenite e la funzione della valvola polmonare

Le cardiopatie congenite che interessano il lato destro del cuore, come la stenosi polmonare o la tetralogia di Fallot, compromettono spesso il corretto funzionamento della valvola polmonare. Questa struttura, situata tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare, ha il compito di regolare il flusso sanguigno verso i polmoni per l’ossigenazione del sangue e di impedire il reflusso sanguigno. Quando la valvola non funziona correttamente, può insorgere un rigurgito polmonare, che richiede la sostituzione con una protesi valvolare.

Tradizionalmente, l’impianto di queste protesi avviene mediante intervento chirurgico a cuore aperto, con un notevole impatto sui pazienti in termini di rischio e tempi di recupero. In alternativa, possono essere utilizzate tecniche endoscopiche, che però risultano difficoltose nei casi in cui l’efflusso destro (il tratto che collega il ventricolo destro alle arterie polmonari) presenta una conformazione irregolare o una dilatazione significativa, spesso conseguenza di interventi precedenti o altre complicazioni.

Un approccio innovativo e mininvasivo

Al Bambino Gesù, cinque pazienti di età compresa tra 15 e 40 anni, tutti affetti da tetralogia di Fallot, sono stati i primi in Europa a beneficiare del nuovo dispositivo transcatetere dopo la certificazione CE. Il primo intervento è stato effettuato a giugno 2023 su una ragazza di 21 anni in modalità compassionevole. Durante questi interventi, erano presenti specialisti di centri di eccellenza europei, come Dublino, Monaco e Varsavia.

Il dispositivo impiantato, denominato Alterra Adaptive Prestent, è composto da uno stent metallico autoespandibile con una forma a clessidra, progettato per ridurre il diametro dell’efflusso destro dilatato. All’interno dello stent viene inserita una valvola polmonare standard. Questa tecnologia permette di trattare dilatazioni dell’efflusso destro fino a 42-44 mm, rispetto ai 29 mm gestibili con i dispositivi tradizionali.

Un ulteriore punto di forza del dispositivo è la durabilità della sua componente metallica. A differenza delle valvole biologiche, che richiedono sostituzioni periodiche a causa del deterioramento, la struttura metallica dello stent è progettata per durare a lungo. Questo consente di inserire nuove valvole in futuro tramite procedure emodinamiche mininvasive, evitando interventi chirurgici complessi.

Nuove prospettive per i pazienti con cardiopatie congenite

L’introduzione del dispositivo “clessidra” apre nuove possibilità per i pazienti con gravi cardiopatie congenite che non possono essere trattati con interventi chirurgici tradizionali. «Fino a pochi anni fa, pazienti con estese dilatazioni dell’efflusso destro dovevano sottoporsi a interventi chirurgici complessi – spiega il dottor Butera – Grazie a questo dispositivo, possiamo trattare in modo mininvasivo circa il 70-80% di questi pazienti rispetto all’attuale 40%».

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli