mercoledì, Aprile 30, 2025
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La ferita inguaribile dell’umanità: la Giornata della Memoria

Era il 27 gennaio 1945 quando i soldati dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento tedesco di Auschwitz, ad ovest di Cracovia, nel sud della Polonia. Le SS sapevano che tutto questo sarebbe accaduto e nei giorni precedenti migliaia di prigionieri vennero uccisi in fretta e furia, il più possibile. Mentre l’esercito si avvicinava poi, le SS cercarono alla disperata di farli “evacuare”: circa in 60 mila furono costretti a marciare verso ovest e durante la marcia le SS spararono a quelli che, stremati, non potevano continuare a camminare. Morirono in più di 15 mila. Si stima che circa 1,3 milioni di persone siano state deportate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945. Di queste, almeno 1,1 milioni sono state assassinate, quando entrò, il 27 gennaio del 1945, l’esercito sovietico trovò e liberò solo 7 mila sopravvissuti, malati e moribondi.

Meglio parlare di Olocausto o Shoah?

Dal 1933 al 1945, si stima che siano almeno 6 milioni gli ebrei sterminati dall’orrore demoniaco del nazismo. Il termine Olocausto, scelto per l’immediato richiamo all’incenerimento dei corpi nei forni crematori, porta però con sé l’idea di sacrificio e di offerta alla divinità e restituisce un messaggio fuorviante e potenzialmente offensivo nei confronti delle vittime. La maggior parte degli studiosi, considera più appropriato la parola Shoah, derivante dalla lingua ebraica e utilizzata nella Bibbia con il significato di catastrofe, disastro e distruzione.

La Shoah ha rivelato la crudeltà dell’uomo

L’infernale “macchina” del lager serviva non solo allo sterminio ma anche alla creazione, alla mutazione cioè, dell’essenza della natura umana: gli ebrei non erano “ariani” erano solo “larve umane”, manichini inermi. La Shoah svela alla radice di quale crudeltà è capace l’uomo e pone interrogativi enormi sulla natura dell’uomo e della cultura dell’Occidente. Tra qualche anno, sui libri di storia, non resterà che qualche riga a raccontare la Shoah: ne è convinta Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e senatrice a vita. “Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella. Le iniziative che possono venire da una vecchia come me a volte sono noiose per gli altri, questo lo capisco perfettamente, so cosa dice la gente del Giorno della memoria. La gente già da anni dice, ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’. Il pericolo dell’oblio c’è sempre”.

 

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