L’edizione numero 60 del Salone del Mobile di Milano – aperta al pubblico dal 7 al 12 giugno – mai come quest’anno celebra la rinnovata capacità imprenditoriale del settore arredo design.
I numeri della filiera – elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi – se da un lato evidenziano una fisiologica variazione in negativo delle imprese sul territorio, dall’altro riflettono anche una spinta alla ripresa sostenuta dal design e dalla crescita delle esportazioni.
Tra Milano, Monza-Brianza e Lodi le imprese attive nei settori dell’arredo-design sono più di 6800, di cui 2175 specializzate nella fabbricazione di mobili, 1202 nella filiera del legno e 2580 nel design. A queste si aggiungono 919 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi.
Milano si conferma la capitale nazionale del design (con 2161 imprese), mentre il primato per Monza e Brianza riguarda nella produzione (1357 imprese). Balzo dell’export: +27% nel 2021 rispetto al 2020.
Un balzo indietro di 50 anni
Un salone, quello di quest’anno, che sembra improntato alla rivisitazione in chiave moderna degli stili e dei colori che hanno caratterizzato gli anni Settanta.
«Le forme e i colori, soprattutto degli imbottiti come sedie e divani, stanno vivendo una vera e propria seconda vita. Anche le forme degli arredi, sempre più pulite e razionali, sono una rivisitazione di quel periodo, reinterpretato secondo gli stilemi moderni. Un discorso che vale anche per i materiali, col ritorno in auge del palissandro e del mogano», spiega Stefano Rotella, architetto milanese, ospite de “Il bello del mattone”, trasmissione in onda su Discovery e dedicata agli immobili di prestigio.
«Quest’anno il Salone del Mobile è un’esplosione di vivacità, quasi un inno alla gioia dopo lo stop forzato degli ultimi anni dovuto alla pandemia. Nei padiglioni si respira un’aria di vitalità che mancava da tempo. L’uso di alcuni colori non è casuale, è come se tutti volessero lasciarsi alle spalle il buio che ha ci ha pervaso nel corso dei lunghi lockdown», conclude l’architetto.