La comunità medica e scientifica internazionale è ormai unanimemente concorde nel riconoscere l’obesità come una vera malattia cronica oltre a rappresentare un rilevante fattore di rischio rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili.
I numeri disegnano un quadro costituito da più fattori concomitanti tali da determinare un risultato preoccupante: certamente l’eccesso di peso, ma soprattutto ciò che questo determina in quanto alterazioni metaboliche e funzionali, con le possibili conseguenze sull’intero organismo. Ciò è stato ulteriormente complicato dall’impatto che la pandemia da Covid-19 ha determinato sul territorio a seguito delle restrizioni sofferte per il lockdown, data anche l’impossibilità di svolgere attività fisica in strutture dedicate e la concomitante incidenza di una alimentazione scorretta e ipercalorica, tanto che dagli specialisti è stato stimato un incremento di almeno il 30% dei disturbi alimentari, tra cui l’obesità. E nel contesto della pandemia da Covid-19 l’obesità si è dimostrata è un fattore che aumenta il rischio di ospedalizzazione o anche di essere sottoposti a terapia intensiva, o in casi estremi di morte.
Obesità, questione (anche) di età
Come dicono le rilevazioni statistico-epidemiologiche a cura dei ricercatori dell’Istat che hanno collaborato al Rapporto sull’obesità in Italia presentato da Auxologico: «Sono molto spiccate le differenze di genere per l’eccesso di peso, sfavorevoli per gli uomini: la stima provvisoria per il 2020 attesta che su 10 uomini adulti, circa 6 sono in eccesso di peso, a fronte di 4 donne su 10. In entrambi i generi il picco di prevalenza si osserva tra i 65 e i 74 anni, dove raggiunge il 53% per le donne e circa il 68% per gli uomini. Lo svantaggio maschile tra gli adulti si registra già tra i giovani di 18-34 anni (+40% in media) e dopo i 35 anni in tutte le classi di età che si susseguono oltre il 50% degli uomini presenta un eccesso ponderale, mentre per le donne ciò si verifica solo dopo i 65 anni».
La popolazione maggiormente esposta a rischio di obesità è quella maschile: 11,7% tra gli uomini e 10,3% tra le donne, sebbene nelle età più anziane, tra i 75enni, siano le donne ad essere significativamente più sfavorite (13,5% vs 14,1% tra le anziane). Quando si considera la grave obesità, individuata da un indice di massa corporea pari o superiore a 35, di cui in Italia soffre oltre un milione di persone pari al 2,3% degli adulti, le donne risultano maggiormente colpite: nelle classi di età più anziane presentano prevalenze quasi doppie rispetto agli uomini e tra le donne anziane del Mezzogiorno la quota supera addirittura il 5%.
Per quanto riguarda la distribuzione regionale, complessivamente nel nord-ovest e nel centro la prevalenza di obesità rilevata nella popolazione si attesta al 10%, mentre nel nord-est e nelle isole il valore raggiunge l’11,4%, nel sud il 12,4%.
Bambini e adolescenti a rischio obesità
E per bambini ed adolescenti le cose non vanno meglio. Il sovrappeso e l’obesità tra i bambini e gli adolescenti rappresentano un rilevante problema di salute pubblica. Vista la portata del fenomeno, in crescita in molti Paesi tra cui anche l’Italia, nell’ultimo decennio molti Paesi dell’UE hanno implementato politiche per ridurre l’obesità mirando specificamente al target dei bambini, per diminuire il rischio di obesità lungo tutto il corso della vita e sostenere i bambini già obesi a migliorare la loro condizione per salvaguardare la loro salute futura.
Tra i 7 e gli 8 anni, i dati evidenziano che nei Paesi dell’Unione europea quasi un bambino su otto anni è obeso. Cipro, Italia, Grecia, Malta e Spagna mostrano i più alti tassi di obesità. La prevalenza in Italia è pari al 18%. Dato in aumento negli adolescenti: l’Italia si colloca nella fascia centrale della graduatoria dei Paesi dell’Unione Europea, con un livello pari al 19%. In Italia, come per gli adulti, tra i 3 e i 17 anni si osserva un forte gradiente territoriale nella distribuzione dell’obesità tra la popolazione giovanile: 34,1% al sud al, 20,0% del nord-ovest, 22,4 % nel nord-est, 23,9% del centro e 28,4% nelle isole, con quote più elevate soprattutto in Campania (37,8%), Molise (33,5%), Basilicata (32,4%), Abruzzo e Puglia (31,2%).
L’OMS sottolinea come il sovrappeso e l’obesità tra bambini e ragazzi siano connessi all’insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta e stimava, già nel 2019, 38 milioni di bambini sotto i 5 anni di età in condizione di sovrappeso o obesità. A questi si aggiungono, inoltre, i 340 milioni di bambini e adolescenti di 5-19 anni nella stessa condizione.
Evidenze scientifiche riconoscono all’obesità in età preadolescenziale e adolescenziale una forte capacità predittiva della presenza di obesità in età adulta. Si stima che più di un terzo dei bambini e circa la metà degli adolescenti che sono in sovrappeso permangano in questa condizione da adulti. Studi condotti suggeriscono che ciò possa avvenire perché la comparsa precoce ed il proliferare delle cellule adipose in determinati periodi della crescita possono avere conseguenze importanti rispetto al numero e alla dimensione dei depositi di grasso presenti in età adulta.
Non vanno infine ignorate le problematiche psicologiche e relazionali dell’obesità nei bambini e nei ragazzi, di cui le cronache spesso ci riferiscono anche le conseguenze drammatiche. L’obesità tra i bambini e i ragazzi è spesso anche correlata a problemi psico-sociali come scarsa autostima, bullismo a scuola, scarso rendimento scolastico, disordini alimentari e depressione, che non contribuiscono certamente ad una crescita sana e serena.