Da ricercatore a “chef scienziato”, l’evoluzione di Marco Bianchi
Marco Bianchi è cuoco per vocazione, una sorta di “chef scienziato” come spesso si è definito in altre interviste. Nonostante sia un classe 1978 è un tecnico di ricerca biochimica, è ricercatore di Oncologia Molecolare presso la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e da qualche anno ha intrapreso anche la carriera di divulgatore e consulente scientifico per la “Fondazione Umberto Veronesi”. Il pubblico italiano però lo conosce in particolare per le campagne di sensibilizzazione contro le disfunzioni alimentari dei più piccoli, anche nelle scuole e per essere promotore dei fattori protettivi della dieta e le regole della buona alimentazione attraverso consigli gastronomici. E’ inoltre autore di numerosi libri e protagonista di vari programmi televisivi. La redazione di Qui Salute Magazine l’ha contattato per un’intervista a 360 gradi.
Food mentor, divulgatore scientifico, esperto di cucina sana con la passione nel creare libri e presentatore televisivo, Marco Bianchi è questo e molto altro, ma perché poi ti definisci “esperto di pigrizia e junk food”?
“Mi definisco in questo modo perché in passato lo ero davvero. Dall’età scolare fino ai 17 anni ero in fissa col junk food (il cosiddetto cibo spazzatura, ndr) e odiavo muovermi, fare movimento, ecco perché mi definisco in maniera scherzosa così”.
In che modo “aiuti” a mangiare chi ti segue quotidianamente? In che modo sgarrano maggiormente gli italiani, quali sono i loro peccati maggiori?
“Cerco di aiutare gli altri a mangiare attraverso i social, la comunicazione, attraverso le informazioni scientifiche che divulgo. Gli italiani sgarrano tanto col sale e gli zuccherini semplici. Sale, perché siamo uno dei pochi Paesi che mangia ancora più del doppio della quantità suggerita per non essere dannosa per l’organismo. Zuccheri invece perché anche qui siamo uno dei Paesi che consuma troppe bibite gassate e zuccherate nella fascia scolare, con un aumento dei casi di bambini in sovrappeso o con un inizio di obesità”.
“Il giorno più buono” è il tuo nuovo libro. Si tratta di viaggio all’insegna della giornata ideale dal punto di vista alimentare: dalla colazione fino ad arrivare alla cena, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per gestire nel modo corretto il food nel quotidiano
“Il giorno più buono” è il mio nuovo libro e racconta proprio come deve essere una giornata ideale, in termini di colazione, spuntino della mattina, pranzo, merenda e ovviamente la cena. E’ un libro che permette di avvicinarsi ad un mondo più sostenibile, più sano e più rispettoso per il pianeta. Cerco di rappresentare e aiutare a ricostruire la giornata ideale, aiutandoti a scegliere gli accoppiamenti giusto in cucina”.
Quanto sono importanti i genitori per agevolare una buona alimentazione dei bambini?
“I genitori sono fondamentali per educare i bambini anche a tavola. Sono il classico primo esempio, ma sono i genitori in primis che devono crederci: se professi una cosa e poi ne fai un’altra, anche il bambino stesso si troverà in difficoltà e non capirà come agire. Ci deve essere coesione. Si deve “perdere tempo” anche in queste cose, dal fare la spesa al cucinare. Non devono mollare mai, anche quando ci si trova davanti ad un capriccio perché qualche cibo non è allettante”.
Com’è avvenuto l’incontro col Professor Veronesi?
“L’incontro con il Professor è avvenuto perché lavoravo nell’Istituto Europeo di Oncologia, io ero un ricercatore, un tecnico di ricerca biochimica. Un giorno gli chiesi semplicemente di potergli parlare. Da quel momento è nato un “amore platonico” fatto di consigli, di tanta saggezza e di formazione: mi ha fatto capire ancor di più che la divulgazione faceva parte di me”.
Prossimi progetti per il futuro?
“Ne ho tanti ma sono ancora top secret (ride, ndr)”.