I disturbi a livello della colonna vertebrale possono essere di tipo vario, con sintomi, cause e trattamenti altrettanto diversificati. Grazie alla collaborazione del Dott. Mattia Bruzzo, specialista in Neurochirurgia, conosciamo una delle patologie spesso causa di dolore alla schiena.

 

Cos’è l’ernia del disco lombare?

«L’ernia del disco lombare consiste nella fuoriuscita dalla sua sede naturale di un frammento del disco intervertebrale a livello delle vertebre lombari che, infilandosi tra i dischi, provoca una compressione dei nervi, causando sintomi particolari. A seconda del tipo di compressione e dei sintomi che il paziente presenta, lo specialista valuta la necessità o meno di ricorrere ad un intervento chirurgico». 

 

Tutte le ernie del disco sono uguali?

«Ogni livello della colonna vertebrale presenta un’innervazione diversa. Ad esempio, le prime radici nervali (L1, L3 e L4) vanno ad innervare la parte anteriore della coscia e la zona inguinale e il muscoli psoas e quadricipite; se sono infiammate danno luogo ad una lombocruralgia. Le radici L5 ed S1, invece, vanno ad innervare la parte posteriore e laterale di coscia e gamba e sono quelle che danno classicamente luogo a sciatalgia. Quindi se il pazientepresenta un’ernia da L1 a L2 fino a L3 o L4 avrò soffrirà di lombocruralgia, altrimenti – da L4 o L5 a S1 – presenterà i classici sintomi della sciatalgia. Capire quali vertebre sono interessate dalla patologia è fondamentale perché permette allo specialista di distinguere il livello dell’ernia; inoltre, moltissime persone hanno una o più ernie asintomatiche, quindi è necessario capire esattamente quale sta dando problemi».

 

Quando è necessario l’intervento chirurgico?

«L’ernia del disco dà tipicamente dolore alle gambe. In prima istanza non si pensa mai all’intervento chirurgico, di fronte alla sintomatologia dolorosa si procede generalmente attraverso terapia antinfiammatoria e antidolorifica, che deve essere condotta per almeno quattro settimane. Se non si registrano miglioramenti, si esegue una risonanza magnetica per scoprire se c’è un’ernia del disco, quante ce ne sono e quale potrebbe essere quella sintomatica. Quindi dolore da più di un mese o deficit neurologico congruo con il lato dell’ernia sono le indicazioni che possono condurre verso l’intervento. 

L’intervento è mininvasivo, prevede un taglio di appena un centimetro, e il paziente è in piedi il giorno stesso dell’operazione e viene dimesso dall’ospedale generalmente il giorno successivo. Una volta a casa dovrà portare un busto per un mese circa, per favorire la guarigione del legamento dal quale è uscita l’ernia. 

Va ricordato che le ernie del disco possono recidivare, perché attraverso l’intervento si elimina solamente il frammento di disco fuoriuscito ma non l’intero disco, altrimenti si rischierebbe di andare a creare un’instabilità della colonna. Resta dunque il rischio di recidiva».

 

Oltre al dolore alle gambe, esistono sintomi più gravi?

«Esiste una condizione che rappresenta un’emergenza. Si tratta della “sindrome della cauda” e si manifesta con la completa anestesia delle zone genitali e perianali con perdita completa del tono sfinterico e ritenzione urinaria. In una situazione del genere bisogna correre in pronto soccorso dove verrà eseguita una risonanza magnetica che, con tutta probabilità, rivelerà un’ernia di grandi dimensioni che si è manifestata in maniera acuta. Queste ernie vanno operate immediatamente e hanno scarsa possibilità di recupero. Si tratta di un fenomeno acuto in cui esce un grosso pezzo di ernia, quasi tutto il disco, e schiaccia in maniera acuta le radici».

 

Quali sono le cause di ernia del disco lombare?

«L’ernia del disco è una patologia degenerativa, il cui rischio di insorgenza aumenta con l’avanzare dell’età. Tuttavia molti giovani presentano ernia del disco. Il fatto che ad un certo punto un disco rompa un pezzo di legamento facendo uscire un pezzettino di se stesso nel canale vertebrale può dipendere nei soggetti giovani da episodi acuti, come sovraccarichi eccessivi, o da sforzi ripetuti con sovraccarichi sbagliati della colonna che determinano a lungo andare lo sfiancamento dei legamenti». 

 

Lo sport può aiutare a prevenirne l’insorgenza?

«Le persone che svolgono attività sportiva solitamente sono più protette perché la loro colonna vertebrale è sostenuta anche dalla muscolatura, per cui i dischi sono meno sollecitati. Tra le attività sportive utili in questo senso ricordiamo il pilates, la pesistica eseguita in maniera adeguata, il crossfit, la semplice palestra, ovvero tutte quelle attività che aiutano a creare massa muscolare».

 

Quale ruolo ha la fisioterapia?

«La fisioterapia è fondamentale dopo l’intervento chirurgico. Dopo il mese di riposo post intervento iniziare con fisioterapia o ginnastica costante è l’unica possibilità per evitare recidive».