lunedì, Novembre 10, 2025
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Uno studio ha trovato microplastiche anche nella placenta

Microplastiche nella placenta umana: allerta sulla salute ambientale

Un recente studio condotto dall’Università del New Mexico ha rivelato un dato inquietante: la presenza diffusa di microplastiche nelle placente umane. Utilizzando un nuovo strumento analitico, il team di ricercatori è riuscito a identificare microplastiche in tutti i frammenti di placenta umana analizzata. Questo studio, pubblicato su Toxicological Sciences, rivela dati significativi sulle implicazioni per la salute pubblica.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto placentare donati, scoprendo che il polimero più comune era il polietilene, impiegato nella produzione di sacchetti e bottiglie di plastica. Questo materiale costituiva il 54% delle microplastiche individuate. Seguivano il cloruro di polivinile (PVC) e il nylon, ciascuno al 10% del totale, mentre il restante 26% era costituito da altri nove polimeri.

Matthew Campen, autore principale dello studio, mette in guardia sui potenziali rischi per la salute derivanti da questa scoperta. Sebbene lo studio sia di dimensioni limitate, Campen sottolinea che il crescente accumulo di microplastiche nell’ambiente è motivo di preoccupazione. “Le microplastiche presenti nell’ambiente oggi hanno probabilmente 40 o 50 anni”, afferma il ricercatore. “Anche se non è ancora chiaro quali effetti possano avere sulla salute umana, la loro presenza nella placenta è particolarmente inquietante.”

La placenta è un organo cruciale per lo sviluppo fetale e si forma circa un mese dopo l’inizio della gravidanza. Il fatto che le microplastiche si accumulino in questo organo così presto durante la gravidanza solleva seri interrogativi sulla loro potenziale influenza sullo sviluppo fetale e sulla salute materna. Campen avverte che, una volta presenti nella placenta, le microplastiche possono impiegare tempi più lunghi per migrare verso altri organi, potenzialmente causando danni a lungo termine.

Il problema delle microplastiche

L’uso di plastica nel mondo è cresciuto esponenzialmente dagli anni ’50, producendo una tonnellata metrica di rifiuti di plastica per ogni persona sul pianeta. Circa un terzo della plastica prodotta è ancora in uso, ma la maggior parte del resto è stata gettata o inviata nelle discariche, dove inizia a degradarsi dall’esposizione alla radiazione ultravioletta presente nella luce solare.

“Finisce nelle acque sotterranee e a volte si aerosolizza e finisce nel nostro ambiente”, ha detto Marcus Garcia, dottorando nel laboratorio di Campen. “Non solo lo assumiamo ingerendolo, ma anche tramite l’inalazione. Non solo influisce sugli esseri umani, ma anche su tutti i nostri animali – polli, bestiame – e tutte le nostre piante. Lo vediamo ovunque.”

Campen sottolinea che molte plastiche hanno una lunga emivita, ovvero la quantità di tempo necessaria affinché metà di un campione si degradi. “Quindi, l’emivita di alcune cose è di 300 anni e l’emivita di altre è di 50 anni, ma tra ora e 300 anni parte di quella plastica si degrada”, ha spiegato il ricercatore. “Quelle microplastiche che vediamo nell’ambiente hanno probabilmente 40 o 50 anni.”

Sebbene le microplastiche siano già presenti nei nostri corpi, non è chiaro quali effetti sulla salute possano avere, se ce ne sono. Tradizionalmente, si presume che le plastiche siano biologicamente inerti, ma alcune microplastiche così piccole da essere misurate in nanometri – un miliardesimo di metro – sono in grado di attraversare le membrane cellulari.

“La crescente concentrazione di microplastiche nei tessuti umani potrebbe spiegare incrementi enigmatici in alcuni tipi di problemi di salute, come la malattia infiammatoria intestinale e il cancro del colon nei soggetti sotto i 50 anni, oltre alla diminuzione del conteggio degli spermatozoi”, ha concluso Campen.

Questo studio pone l’accento sull’urgente necessità di approfondire la ricerca sui rischi associati all’esposizione umana alle microplastiche. È essenziale comprendere meglio come queste particelle possano influenzare la salute umana e sviluppare strategie per mitigare i potenziali danni. Inoltre, è fondamentale adottare misure efficaci per ridurre l’uso e il rilascio di plastica nell’ambiente, al fine di proteggere la salute delle future generazioni.

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