Quando ho ricevuto la proposta di scrivere qualche riga sulla vicenda sentimentale del noto calciatore Francesco Totti e della conduttrice Ilary Blasi, non ho esitato ad accettare con entusiasmo.
Come una psicoterapeuta si incontra con lo scenario del gossip?
La vita dei personaggi noti appassiona gran parte delle persone perché diviene un potente schermo proiettivo, un terreno identificativo.
Le persone possono attribuire alle vicissitudini dei propri personaggi del cuore significati personali, possono riconoscersi in alcune storie, desiderarne altre; talvolta immedesimandosi, partendo dalla propria esperienza, nella rabbia di una donna tradita, nel vissuto di invisibilità degli amanti, nel dolore di un uomo.
La tendenza comune è attribuire ai volti dello spettacolo vite perfette, al limite del surreale, trascurando il loro essere persone, dotate di sentimenti e fragilità, inevitabilmente spesso violate nel loro privato.
Francesco e Ilary: due (quasi) come noi
Francesco e Ilary sono stati una coppia a cui il pubblico si è affezionata particolarmente e non solo i tifosi giallorossi. Un aspetto che ha indubbiamente contribuito a far entrare questa coppia, divenuta famiglia, nel cuore del pubblico è la genuinità e l’umiltà con cui Francesco e Ilary si sono sempre mostrati. Non hanno mai trasmesso distanza, ma prossimità ai loro fans, non rinnegando le loro umili origini, ma anzi valorizzandole.
Il processo di umanizzazione
Il dispiacere collettivo di fronte alla recente notizia, che riguarda un ampio pubblico, al di là delle vicissitudini reali che conoscono solo i diretti interessati, offre un’occasione sia per umanizzare i personaggi noti, sia per parlare di un’esperienza affettiva e relazionale che riguarda sempre un maggior numero di persone, la separazione di una coppia con figli.
Un rischio che si corre, a mio avviso, nei giorni odierni è quello di semplificare eccessivamente un’esperienza che non è mai indolore.
Non costituisce di per sé un evento traumatico, né una dinamica da patologizzare, ma è importante riconoscere la sofferenza che attraversa tale scelta, seppur legittima e talvolta evolutiva.
Come fronteggiare al meglio la separazione da genitori
Faremo luce su alcuni degli aspetti che riguardano una fase del ciclo vitale delicata e complessa, emotivamente e praticamente, che possano tutelare il fronteggiamento di un momento critico che coinvolge tutta la famiglia:
- La tutela dei confini. L’aspetto più importante riguarda il non coinvolgere i figli nelle vicende della coppia. È importante rassicurare i figli sulla continuità della co–genitorialità: si smette di essere coppia, ma non genitori insieme. Per i figli è molto doloroso essere coinvolti nei turbamenti della coppia. Sentire di doversi alleare con un genitore contro l’altro, percepirsi causa della rottura, assumersi il peso del ruolo di mediatore tra i due.
- Il rispetto dei ruoli. Nelle separazioni spesso fisiologicamente i ruoli possono vacillare, ancora di più se ciò avveniva anche prima. È fondamentale e tutelante che “ciascuno stia al proprio posto”. In particolare che le famiglie d’origine dei due partner possano configurarsi come supporto, senza invasioni, né distanze rigide.
- L’attenzione ai tempi. Per la società del “tutto e subito” può essere difficile riconoscere che esistono dei tempi emotivi, di accettazione, elaborazione e superamento di un’esperienza. La tutela dei tempi è importante sia per i figli che per i genitori.
- L’importanza della chiarezza. Spesso i genitori, turbati dal senso di colpa e fallimento tendono inconsapevolmente a creare confusione. È importante che la separazione venga agita, oltre che comunicata, attraverso spazi e tempi distinti dei figli con ciascuno dei due genitori. Ciò non significa che nelle occasioni eccezionali non possano riunirsi mamma e papà. Non può, però, essere la norma altrimenti nei figli potrebbero generarsi aspettative irrealistiche e confusione.
- La distribuzione delle responsabilità. In una separazione non soffrono solo i figli, ma anche i genitori. Si attraversa un senso di fallimento personale e di un progetto condiviso. È importante trasformare il senso di colpa in responsabilità, sia con sé stessi che con gli altri. La responsabilità corrisponde alla possibilità di avere un profondo contatto con sé stessi, un’empatia con le proprie fragilità. Riconoscendo che in una coppia esiste una corresponsabilità, si riconosce un 50% di “colpe” ciascuno (tranne casi eccezionali). Ciò favorisce la possibilità di non sentirsi ingiustamente colpevoli, ma presenti a sé stessi e agli altri, non distruggendo il vissuto condiviso e potendo mantenere, dopo i naturali vissuti di rabbia e delusione, affetto verso l’ex partner, in un’ottica di cooperazione genitoriale e di valorizzazione della relazione vissuta.
- La possibilità evolutiva. Le famiglie che inconsapevolmente possono creare più disagio in ciascun membro sono quelle in cui non vi è chiarezza. I figli hanno bisogno di due genitori sufficientemente sereni, prima che necessariamente insieme. Analogamente, i genitori hanno il diritto ad essere persone prima che mamma e papà, a nutrire il proprio benessere per poter svolgere il ruolo genitoriale con vitalità e presenza di qualità, nonché capacità di sintonizzazione sui bisogni dei figli. Se la sofferenza di una coppia diventa cronica, pervasiva e causa di malessere individuale e collettivo la separazione può rappresentare un’opportunità evolutiva per tutta la famiglia.
Anche nell’esperienza della separazione è possibile coltivare il senso di appartenenza perché “l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé” (G. Gaber).

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini,
(Psicologa e Psicoterapeuta)
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