Comprendere il disegno dei bambini – Qui Salute Magazine
Il disegno è uno strumento che permette di entrare in contatto con il mondo interiore del bambino, attraverso il disegno il bambino può esprimere gioie e soddisfazioni ma anche dolore e frustrazione. Il disegno si origina dallo scarabocchio per poi evolvere in base alle diverse fasi di sviluppo che il bambino attraversa. Oltre che come strumento comunicativo, il disegno può essere utilizzato anche nella pratica clinica, in particolare Melanie Klein (1923) sosteneva che: “…dietro il disegnare o il dipingere vi è una profonda attività dell’inconscio e cioè la procreazione e la produzione nell’inconscio dell’oggetto raffigurato”.
L’origine del disegno infantile e le sue fasi
Il disegno infantile è carico di molti significati, ma al di là del suo valore espressivo, creativo e artistico, l’attività grafica per il bambino rappresenta un’attività di gioco che gli procura piacere. Generalmente, si considera l’inizio dell’attività grafica intorno ai 18 mesi e superata la fase dello “scarabocchiare sfrenato”, si entra nella fase dello scarabocchio vero e proprio. L’intera fase dello scarabocchio è dunque compresa tra il momento in cui l’occhio comincia a seguire la mano e il momento in cui la mano è guidata dall’occhio.
Intorno ai due anni d’età, il bambino scoprirebbe casualmente una somiglianza tra la forma dei suoi tracciati e un oggetto reale. In questa fase, il bambino spesso disegna delle linee curve, ma solo successivamente comincia a chiudere il cerchio. Intorno ai tre anni, cominciano a comparire i primi disegni che sono intenzionali, il bambino stacca la mano dal foglio mentre disegna e commenta il disegno. In questa fase si parla di “realismo mancato”, in quanto il bambino disegna delle parti incongruenti perché non riesce ancora a coordinare le parti del disegno.
Dai quattro anni, i disegni si adeguano ad aspettative e ad elementi sociali. In questa fase si possono distinguere due momenti: fino a sette anni il bambino disegna ciò che conosce non ciò che vede, è il momento in cui nel disegno del bambino compare per esempio l’effetto della trasparenza; questo momento prende il nome di moralismo intellettuale. A otto anni, il bambino entra nel disegno fotografico, ovvero disegna ciò che vede e tende verso il realismo visivo; in questa fase il bambino crea disegni sempre più precisi che rappresentano la realtà così come la vede.
Il disegno nella pratica clinica
Il disegno del bambino, ad un livello più superficiale, rivela abilità motorie, capacità percettive e orientamento nello spazio; ma a un più attento esame è possibile individuare aspetti più intellettivi, come conoscenze del mondo reale, l’uso di strategie per la soluzione di problemi relativi alla rappresentazione bidimensionale. Il disegno attraverso il colore, lo stile, l’uso del tratto, l’occupazione dello spazio, gli ingrandimenti, la presenza di dettagli, mette in luce il modo di sentire del bambino, che lo rende diverso da tutti gli altri. Il disegno è uno strumento delicato e, se ben maneggiato, può offrire un importante contributo per conoscere aspetti di una realtà ancora priva di parole per esprimersi.
È importante ricordare che il bambino non parla nel disegno, ma comunica attraverso il disegno; questo significa che il disegno non contiene informazioni oggettive ma soggettive e pertanto valide solo in un determinato momento e contesto. Gran parte delle informazioni, più che da ciò che il soggetto ha rappresentato, sono deducibili dai modi in cui il gesto grafico ha utilizzato lo spazio pittorico. Attraverso la mano che disegna passa l’intero mondo interno del bambino; naturalmente, il gesto grafico non è equivalente a una frase gestuale per il suo valore comunicativo, tuttavia assolve uno stesso compito psicologico, poiché esprime uno stato d’animo.
L’errore da evitare è di far corrispondere certe caratteristiche grafiche con precisi tratti nella personalità del disegnatore. Bisogna inoltre tener presente, che, come le parole, ricevono significati diversi in base all’enunciato e alla comunicazione non verbale, così anche gli aspetti figurativi nel disegno possono acquisire uno scarso o un forte significato nelle diverse condizioni in cui sono eseguiti. Il disegno è uno strumento che il bambino utilizza per esprimere le sue gioie, ansie, paure e timori. Disegnando il bambino ci dà la possibilità di entrare nel suo mondo e di metterci in contatto con lui.
Bibliografia: Arnheim R. (1956). Arte e percezione visiva. (Trad.it. Feltrinelli, Milano 2000) Oliviero Ferraris A. (1973). Il significato del disegno infantile. Boringhieri, Torino.
Articolo a cura della Dott.ssa Alessia Cortesi, Psicologa


