In Italia, un bambino o adolescente su cinque soffre di disturbi neuropsichiatrici. Questo significa che circa 2 milioni di giovani nel nostro Paese sono affetti da disturbi del neurosviluppo, sindromi dello spettro autistico, disturbi da deficit di attenzione con iperattività, paralisi cerebrali infantili, disabilità intellettive, malattie rare con interessamento neurologico e disturbi psichiatrici dell’infanzia e dell’adolescenza, inclusi i disturbi del comportamento alimentare.
La diffusione globale dei disturbi mentali nei giovani
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello globale tra il 10% e il 20% dei bambini e adolescenti tra 0 e 18 anni soffre di disturbi mentali. Di questi, il 75% manifesta i primi sintomi prima dei 25 anni e metà dei casi si presenta già prima dei 14 anni. Questi dati evidenziano quanto sia fondamentale agire tempestivamente per garantire la continuità delle cure dall’infanzia fino all’età adulta.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2024, la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) sottolinea quanto sia cruciale intervenire precocemente per favorire la continuità di cura nel passaggio dall’età dello sviluppo a quella adulta. Secondo la SINPIA, è essenziale porre al centro la persona, la sua famiglia e i suoi bisogni.
I cambiamenti del cervello durante lo sviluppo
Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza presso ASST Spedali Civili e Università di Brescia, spiega: “Il cervello umano va incontro a enormi cambiamenti dal concepimento fino all’età adulta. Eventi negativi durante lo sviluppo precoce, in periodi critici per le funzioni e la struttura del cervello, possono avere effetti permanenti e predisporre a malattie mentali in età adulta. I disturbi del neurosviluppo compromettono il funzionamento personale, sociale e scolastico, con una frequente comorbilità tra diverse aree dello sviluppo”.
Fazzi aggiunge che è importante sfatare il mito che la prevenzione debba iniziare solo a 14 anni. “Alcune patologie psichiatriche si manifestano chiaramente durante l’adolescenza, ma spesso sono il risultato di disturbi iniziati molto prima, nei primi anni di vita. Le manifestazioni di questi disturbi cambiano in base alla plasticità del sistema nervoso e all’evoluzione dell’individuo”.
Secondo l’ultimo Rapporto UNICEF, a livello globale, 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. Tra questi, 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze. Le percentuali di disturbi diagnosticati sono particolarmente elevate in Medio Oriente, Nord Africa, Nord America e Europa Occidentale. I disturbi più comuni, ansia e depressione, rappresentano il 40% delle diagnosi.
La persistenza dei disturbi del neurosviluppo in età adulta
“La maggior parte dei disturbi del neurosviluppo persiste nell’adolescenza e nell’età adulta, causando difficoltà sociali, comportamentali e ridotta indipendenza – Spiega Antonella Costantino, past president della SINPIA e Direttore UONPIA presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Una diagnosi precoce è fondamentale per attivare strategie di intervento tempestive e mirate, riducendo così l’impatto sui bambini e le loro famiglie”.
Un tema delicato nel campo della salute mentale è il passaggio dall’età pediatrica a quella adulta per i bambini e ragazzi seguiti in ambito neuropsichiatrico. Renato Borgatti, Direttore della Struttura Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Mondino IRCCS e Università di Pavia, sottolinea: “La terminologia anglosassone definisce questo momento come ‘transition’, ma è preferibile parlare di continuità di cura. Il passaggio all’età adulta non muta i bisogni dei ragazzi, che devono trovare risposte adeguate attraverso un sistema di presa in carico pensato per l’adulto collaborante. L’obiettivo è proporre un modello di transizione della cura programmato e coordinato, centrato sulla persona e la sua famiglia, in relazione alla complessità multidisciplinare della patologia”.
L’unicità del modello italiano di Neuropsichiatria
Massimo Molteni, neuropsichiatra infantile e Responsabile dell’Area di Ricerca in Psicopatologia dello Sviluppo presso IRCCS Eugenio Medea, evidenzia: “Il modello di intervento della neuropsichiatria italiana è unico al mondo. Questo modello integrato tra ospedale e territorio, all’interno di una rete specialistica multidisciplinare, permette di affrontare le malattie croniche e multiproblematiche dello sviluppo neuropsichico in modo efficace. Le risposte sono specifiche per età e tipo di disturbo, coinvolgendo attivamente le famiglie e con una forte attenzione ai contesti sociali di vita”.