Quali sono le principali cause di difficoltà respiratoria nasale?
Il Dott. Giuseppe Moratti, Otorinolaringoiatra, fa una prima distinzione: “Esistono cause anatomiche e cause infiammatorie. Per quanto riguarda le prime ricordiamo la deviazione del setto, l’ipertrofia dei turbinati, il dismorfismo della piramide nasale; in merito alle cause infiammatorie abbiamo principalmente le riniti (allergiche e vasomotorie), le rinosinusiti e i polipi nasali”.
Conosciamo le patologie più diffuse
Non esiste un target propriamente più interessato dalle patologie sopra elencate. Con l’aiuto del Dott. Moratti possiamo, però, fare qualche distinzione. Partiamo dalle riniti allergiche: coinvolgono circa un paziente su quattro e possono essere stagionali o perenni. Le stagionali, quindi quelle tipicamente riferite alle erbe, presentano una sintomatologia standardizzata con prurito al naso, starnuti a salve, naso pieno, lacrimazione e sono legate alla stagionalità; le perenni sono riferite alle polveri oppure agli epiteli di animali domestici come cani, gatti, conigli.
“La rinite vasomotoria – continua Moratti – riguarda specialmente i pazienti dai 40-50 anni in su ed è legata sostanzialmente a cause ambientali o atmosferiche, ad esempio lo smog o il passaggio da ambienti freddi a caldi e viceversa, da locali secchi a umidi o il contrario”.

Proseguiamo parlando dei polipi nasali, patologia infiammatoria conseguenza delle riniti soprattutto vasomotorie. Tra i sintomi, difficoltà respiratoria e diminuzione dell’olfatto. “I polipi, di consistenza gelatinosa, vanno ad occupare lo spazio delle fosse nasali ma le cause non sono ancora state definite con precisione. Di certo, tra le maggiori, troviamo i fattori allergici, l’asma e tutte le patologie infiammatorie che riguardano l’apparato respiratorio”.
Veniamo, infine, alle rinosinusiti ovvero l’infiammazione dei seni paranasali (seni mascellari, seni etmoidali, seni frontali, seni sfenoidali) che, nei casi più acuti, generano abbondanti secrezioni maleodoranti e algie facciali. Nelle forme croniche possono determinare lo sviluppo di polipi nasali.
Verso la diagnosi
Dopo l’anamnesi con valutazione della sintomatologia raccontata dal paziente, la visita specialistica si svolge eseguendo una rinoscopia anteriore in cui si valutano la condizione del setto nasale (se c’è deviazione anteriore o posteriore) e i turbinati inferiori (il grado di ipertrofia, quindi l’aumento di volume). Per osservare il naso nella sua completezza si ricorre anche alla rinoscopia con fibre ottiche, utilizzando solitamente il fibroscopio flessibile, meno fastidioso per i pazienti. “Poi – prosegue Moratti – esistono degli esami che possiamo definire ‘di secondo livello’ come la rinomanometria, test durante il quale si fa respirare il paziente attraverso una speciale maschera per valutare le resistenze respiratorie nasali e quindi il flusso nasale. Infine, se si sospettano patologie sinusali o polipoidi si esegue anche una TAC del massiccio facciale, solitamente senza mezzo di contrasto”. In questo modo si riesce ad ottenere un quadro completo della situazione e valutare, così, in maniera accurata il trattamento più indicato.
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