sabato, Aprile 19, 2025
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La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Parla il Dott. Giuseppe Moratti

L’OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è una patologia che riguarda circa il 5-6% della popolazione ed è una malattia fortemente sottostimata: si calcola che circa l’80% dei pazienti con sindrome delle apnee ostruttive del sonno non sanno di esserne affetti. Ne parliamo con lo specialista Otorinolaringoiatra, Dott. Giuseppe Moratti.

Cosa è la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno? “E’ una patologia per cui durante la notte il paziente vive dei veri e propri episodi di apnea che possono durare anche più di 15 secondi, determinati da un’ostruzione delle prime vie aeree, soprattutto a livello della faringe. E’ necessario differenziare la patologia dal russamento semplice, che non è una malattia, pur considerando che il russamento semplice può essere l’anticamera dell’OSAS”.

Come ci si accorge della patologia? “Si può definire l’OSAS come una “malattia sociale”, infatti spesso è il partner che si accorge della presenza di una condizione particolare durante la notte. Ecco quello che succede: il paziente russa, poi vi è un momento di silenzio della durata di 15 – 20 secondi, poi improvvisamente riprende a russare. La definiamo una patologia polispecialistica perchè interessa molte specialità tra cui otorinolaringoiatra, cardiologo, pneumologo, neurologo e dietologo”.

Quali sono i sintomi tipici? “Il paziente presenta una sonnolenza diurna, diminuzione della concentrazione, cefalea, calo della libido e colpi di sonno molto pericolosi se si verificano alla guida o durante l’esecuzione di alcuni particolari lavori. Il soggetto affetto da OSAS può riscontrare un aumento della pressione arteriosa e l’insorgenza di cardiopatia e altre complicanze”.

Dove vanno ricercate le cause? “Tra le cause principali si segnalano il sovrappeso e l’obesità, oltre ad alterazioni anatomiche delle prime vie aeree, tessuti molli del palato collassati, anomalie topiche dell’epiglottide. Ma anche deviazione del setto nasale e ipertrofia dei turbinati. Va precisato, infatti, che la malattia nasce in gola, non nel naso come si potrebbe essere portati a pensare. Altra causa può essere il reflusso gastroesofageo”.

Come si effettua la diagnosi di OSAS? “E’ importante che la patologia sia diagnosticata perché l’OSAS può determinare complicanze molto gravi come problemi di natura neurovascolare (ictus) e cardiovascolare (infarto) in pazienti che già sono tipicamente ipertesi e/o soffrono di diabete. Il primo step è rappresentato dalla visita otorinolaringoiatrica, in cui si valutano le prime vie aeree, la presenza o meno delle tonsille (valutandone la dimensione), l’ipertrofia dell’ugola e dei tessuti molli paranasali, l’epiglottide, il setto e i turbinati”.

Tra gli esami utili c’è la polisonnografia, che si esegue mentre il paziente dorme dormendo, andando a registrare l’attività cerebrale, muscolare, cardiaca, respiratoria che si verifica durante il sonno. Il test rileva il livello di ossigeno del sangue e la presenza cardiaca, è in grado quindi di definire il numero di apnee che si verificano in un’ora. Questo dato permette allo specialista otorinolaringoiatra di inquadrare al meglio la patologia classificandola in “lieve” (entro le 15 apnee all’ora), “moderata” (da 15 a 30) o “grave” (sopra le 30). A livello diagnostico ricordiamo anche la sleep endoscopy, esame endoscopico che si effettua dopo la polisonnografia: valuta le prime vie aeree e individua la sede dell’ostruzione respiratoria. Si esegue durante il sonno indotto farmacologicamente.

Esiste una terapia non chirurgica? “Certamente. Da valutare a seconda dei casi, ovviamente. Il gold standard è la CPAP, una mascherina indossata dal paziente durante la notte. E’ una sorta di ventilatore che eroga un flusso di aria continuo a pressione positiva costante: la macchina mantiene aperte le vie aeree grazie all’incremento della pressione dell’aria all’ingresso delle vie respiratorie, prevenendo gli episodi di collasso responsabili del blocco della respirazione”.

Inoltre esistono dispositivi per l’articolazione temporomandibolare come il MAD, un dispositivo di avanzamento mandibolare che serve ad avanzare leggermente mandibola e lingua aprendo le prime vie aeree, opponendosi quindi al collasso delle prime vie aeree ampliando lo spazio respiratorio.

Come si svolge, invece, l’intervento chirurgico? “In primis vengono asportate, ove presenti, le tonsille per ampliare lo spazio respiratorio. L’intervento utile in caso di OSAS è la Faringoplastica laterale, un intervento che si esegue in anestesia generale senza andare ad alterare l’anatomia delle prime vie aeree. L’obiettivo è appunto quello di irrigidire il palato molle ampliando lo spazio palatale, abolendo le vibrazioni del palato e il collasso delle pareti laterali”.

L’OSAS è una patologia che riguarda anche i bambini? “Sì, può coinvolgere anche i bambini. In questi casi le cause sono date da ipertrofia adenoidea e ipertrofia delle tonsille. I sintomi sono diversi rispetto a quelli degli adulti: anziché essere addormentati, i bambini affetti da OSAS sono molto agitati, aggressivi, nervosi. L’unica terapia è l’intervento chirurgico, l’adenotonsillectomia”.

 

 

 

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