In questo sesto appuntamento con QUI Talk – il talk show tutto dedicato alla salute, al benessere e alla bellezza targato Qui Salute Magazine e condotto da Susanna Messaggio – la nostra conduttrice ha intervistato il Dott. Nicola Ivaldo, Ortopedico specializzato nel trattamento di una delle parti cardine del nostro organismo: la spalla.
Il Dott. Ivaldo, da sempre convinto che la buona riuscita di un intervento dipenda in prima istanza dal dialogo con il paziente, si laurea a pieni voti in Medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Genova nel 1986, specializzandosi successivamente in Ortopedia presso l’Università di Ancona nel 1992.
L’importanza delle spalle
Quando si parla di Ortopedia, spesso si pensa prima di tutto agli arti inferiori. Anche quelli superiori, però, meritano la giusta attenzione: anche per questo il Dott. Nicola Ivaldo ha scelto di specializzarsi nell’ortopedia della spalla, tassello fondamentale dell’anatomia umana.

«La patologia della spalla è molto diffusa – spiega infatti lo specialista – perché la spalla fa un sacco di cose. Non avremmo problemi se usassimo le spalle sempre “in basso”, seguendo la forza di gravità. In termini evolutivi, potremmo dire che la spalla paga il prezzo del passaggio dalla quadrupedia alla stazione eretta. Visto che, però, quotidianamente le usiamo per svariate attività, che prevedono movimenti combinati di elevazione e rotazione, è normale che esse sviluppino patologie legate all’usura. Se si vuol fare un semplice test, prendiamo un pennello ed iniziamo a verniciare un soffitto: se non siamo abituati a farlo, dopo poco tempo la spalla inizierà a dolere».
Non a caso, il Dott. Ivaldo sottolinea come, tra le attività maggiormente usuranti per l’anatomia della spalla figurino sia quelle quotidiane, che tutti facciamo ogni giorno, che quelle derivate da attività sportive di contatto o di impatto (quali calcio o rugby). In ciascuno di questi casi, però, è sempre l’usura a causare più problemi: solo raramente le patologie derivano da un trauma. Oltre alle attività quotidiane, hanno un ruolo importante in questi casi anche quelle sportive, sia a causa del sovraccarico funzionale (come nel tennis, nel nuoto o nel body building) sia per l’esposizione a traumi. «In alcune situazioni – continua lo specialista – i due fattori, usura ed eventi traumatici, si sovrappongono».
La chirurgia protesica di spalla
«Per quanto riguarda le protesi – continua il Dott. Ivaldo – le indicazioni a livello traumatico sono abbastanza rare e riguardano per lo più una popolazione oltre i 60-70 anni, che può andare incontro a con una certa frequenza anche a banali cadute, sovente in ambiente domestico. Relativamente frequenti, anche se in numero sempre limitato, sono i casi in cui l’usura delle cartilagini e le lesioni tendinee che si determinano dopo anni di attività sportiva intensa per l’arto superiore (come volley, tennis o attività di palestra) conducano alla necessità della sostituzione protesica. Anche i pazienti che abbiano avuto bisogno di una protesi a seguito di traumi riscontrati nel corso dell’attività sportiva sono abbastanza rari».
A detta dello specialista, invece, decisamente più frequenti sono i problemi legati a tutte quelle attività che, a lungo andare, portano a una vera e propria usura dell’articolazione, la quale a sua volta rende necessaria una sostituzione protesica. «La causa principale è l’eccesso di frizione delle cartilagini» sottolinea infatti lo specialista.

Per quanto riguarda la durata delle protesi, invece, la questione è più articolata. Esistono certamente dei riscontri anche di protesi che superano i 15 anni, ma – essendo la chirurgia protesica di spalla ben più giovane culturalmente rispetto a quella di anca e ginocchio – proprio da un punto di vista di raccolta dati risulta assai difficile ottenere risposte superiori. A questo si aggiunge il fatto che, nei decenni precedenti, «i pazienti candidati alla protesi inversa – utilizzata nell’80-90 %dei casi – avessero un’età media al momento dell’impianto di circa 75 anni. Risulta pertanto facile comprendere la difficoltà di ottenere riscontri a lungo termine. In ogni caso, esistono tutti i presupposti affinché la durata della protesi di spalla sia tale da far sì che chi affronta questa chirurgia possa stare sereno» sottolinea in questa sede il Dott. Ivaldo.
L’avanzamento tecnologico nella chirurgia protesica di spalla
«La tecnologia va avanti, soprattutto per quel che riguarda i materiali che compongono le protesi» conclude lo specialista: «Uno dei punti critici delle protesi è quello legato alla loro superficie di frizione. Le protesi sono fatte di due componenti metalliche, che vanno inserite una nella scapola e una nell’omero e al cui centro viene posizionata una parte di polietilene, soggetta a usura. Se adeguatamente progettate e correttamente posizionate, tuttavia queste hanno tutte le possibilità di durare per decenni. E, in base alla mia personale opinione, in molti casi addirittura per sempre».
Come lo specialista ha avuto modo a più riprese di sottolineare, «il punto debole delle protesi è la loro superficie di frizione, che in passato ha presentato problematiche di usura. La ricerca dei biomateriali si sta oggi concentrando molto sul polietilene, con soluzioni innovative quali quella di addizionare al materiale plastico la vitamina E. I nostri primi riscontri con questo prodotto sono estremamente incoraggianti».

«Sollecitiamo ogni giorno le nostre spalle, anche senza accorgercene. A prescindere dai traumi, possono insorgere patologie legate alle attività quotidiane: non bisogna mai sottovalutarle. Le spalle sono un tassello fondamentale per mantenere l’organismo in salute». (Dott. Nicola Ivaldo)
Nel lasciare ai lettori alcuni spunti iniziali di riflessione – accompagnati da una breve serie di immagini di backstage – vi invitiamo a non perdere l’intervista completa al Dott. Nicola Ivaldo.