Continua la diatriba sul delicato tema dell’obbligo vaccinale. Intanto alla Camera si ventila la possibilità di ricorrere ai tamponi salivari per coloro – non vaccinati – che hanno bisogno del Green Pass.
Dunque, non solo tamponi molecolari o test antigenici naso-faringei, ma anche tamponi salivari. Semplici da reperire e meno fastidiosi da eseguire, soprattutto per i più piccoli. La Certificazione verde, anche in questi casi, sarebbe valida solo per 48 ore.
Entro la fine del mese di settembre dovrebbe arrivare il via libera definitivo. Intanto scopriamo di più!
Tamponi salivari: come funzionano
Tra quelli in circolazione sono i meno invasivi. E anche i più pratici: si possono eseguire autonomamente, mentre il test molecolare si effettua in laboratorio. L’esame si basa sull’analisi salivare: prelevando una piccola quantità di saliva, il tampone è in grado di individuare la presenza o meno delle proteine di superficie di SARS-CoV-2. Il risultato si ottiene in una decina di minuti.
Tampone salivare fai da te
Questo tipo di tampone si trova facilmente in farmacia o in alcuni supermercati. Al suo interno è fornito tutto il necessario per eseguire il test: si raccoglie un po’ di saliva e vi si aggiunge un liquido reagente fornito nella confezione. Il mix si inserisce in un tester, simile a quello dei tradizionali test di gravidanza, e si attende. In caso di risultato positivo è necessario approfondire attraverso un esame di laboratorio a conferma dell’esito del test salivare.
Green Pass: il test salivare funziona?
Questo sistema è ottimo per bambini, disabili e soggetti anziani o particolarmente fragili. Ma ha un margine di errore. Il tampone salivare si considera efficace soprattutto in caso di carica virale alta, stando ad un documento del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Test salivari: lo studio dell’Università di Padova
Secondo uno studio di Unipd i test salivari molecolari sarebbero efficaci per il contenimento di infezione da Sars-Cov-2. A dimostrarlo è la ricerca Saliva-based molecular testing for active control of sars-cov-2 infection, pubblicato dalla “International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine”, condotto da ricercatrici e ricercatori dell’Azienda Ospedale/Università di Padova e coordinato da Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio
Dall’inizio dello screening, l’8 ottobre scorso e fino al 24 dicembre 2020, i dipendenti dell’Ateneo che hanno aderito al programma sono stati 5579 (tasso di adesione 86%), per un totale di 19.850 campioni salivari raccolti e valutati con tecnica molecolare (rRT-PCR) per SARS-CoV-2. Solo una piccola percentuale di dipendenti ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta della saliva (meno del 4%). I restanti 5350 dipendenti hanno ripetuto il test salivare rapido da un minimo di 3 a un massimo di 5 volte nel periodo di 11 settimane.
La saliva è stata auto-raccolta tramite il dispositivo Salivette (SARSTEDT AG & Co, Nümbrecht, Germania), una provetta che contiene un batuffolo di cotone che viene masticato per almeno un minuto al mattino prima di far colazione. Sono stati identificati otto punti di raccolta dislocati nei vari Dipartimenti universitari e dotati di scatole per la consegna dei campioni. Una volta al giorno, le scatole sono state trasportate in laboratorio per l’esame molecolare.
Nel lasso di tempo osservato sono stati identificati 62 campioni positivi, con una frequenza dello 0,31%. Il personale dipendente con risultati positivi alla saliva è stato sottoposto entro 24 ore al tampone nasofaringeo (NPS): i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi. Il paziente con test salivare positivo ma nasofaringeo negativo presentava una bassa carica virale (Ct>33).
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