Il Navigatore spinale: cos’é?
La navigazione spinale è una procedura radiologica intraoperatoria che permette di ottenere una maggiore precisione nella esecuzione di alcuni interventi, in particolare, ma non solo, nelle stabilizzazioni vertebrali. Insomma, funziona un po’ da bussola per la mano del chirurgo. Scopriamo cos’è e come funziona il navigatore spinale grazie all’aiuto del Dott. Mattia Bruzzo, specializzato in Neurochirurgia spinale.
Di cosa si tratta?
E’ una procedura che utilizza immagini radiologiche per creare una mappa tridimensionale delle strutture del corpo del paziente. Questa mappa viene utilizzata durante l’intervento per guidare il chirurgo nella posizione esatta dove si trovano le strutture da trattare.
Esistono diversi tipi di navigatori utilizzati in campo medico. Il neuronavigatore craniale che viene utilizzato nella chirurgia cranica per localizzare con precisione le lesioni cerebrali; quello ortopedico, che serve ad aiutare il medico a posizionare in maniera perfetta protesi o impianti ortopedici. Il neuronavigatore endoscopico, che viene utilizzato prettamente della chirurgia endoscopica, e quello spinale.
Parliamo del navigatore spinale
È utilizzato in neurochirurgia per aiutare il chirurgo a localizzare l’esatta posizione della colonna vertebrale e dei nervi spinali durante un intervento chirurgico. Utilizza immagini radiologiche, di solito da risonanza magnetica, ed è particolarmente utile nel caso di interventi chirurgici complessi in cui vi sono strutture spinali difficili da visualizzare. Oppure dove l’anatomia è compromessa, come nei casi di deformità degenerative (date, ad esempio, da scoliosi) o post traumatiche.
Quali sono i vantaggi?
Grazie alla sua capacità di fornire una guida accurata durante l’intervento, l’utilizzo del navigatore spinale può ridurre sensibilmente il rischio di danni sia a livello dei nervi, quindi migliorando il risultato dell’intervento, sia diminuendo le necessità di intervento e di conseguenza di sanguinamento, limitando l’accesso chirurgico.
Possiamo utilizzare diversi tipi di immagini. Di solito quelle derivanti dalla risonanza magnetica, anche se in chirurgia vertebrale è preferibile la TAC eseguita prima dell’intervento, che viene inserita nel navigatore, o le immagini in fluoroscopia. Addirittura c’è possibilità di combinare i due tipi di immagini per ottenere una mappatura ancora più precisa e realistica. Grazie a questa tecnica il chirurgo sa sempre dove è e come si sta nuovendo il suo ferro chirurgico, perché anch’esso viene registrato sul navigatore e quindi visualizzato in 3D sulla mappa del corpo del paziente.
Che ruolo ha la robotica chirurgica?
Esiste la possibilità di collegare navigatore e robot chirurgico. I robot chirurgici sono dispositivi che consentono di individuare con precisione elevata la zona da trattare, guidando la mano del chirurgo in maniera estremamente precisa.
Vi sono casi in cui questa tecnica è controindicata?
Generalmente, no. Questa tecnica presuppone l’uso di immagini pre operatorie e questo può essere un limite nel caso di emergenze. Tuttavia quando arriva un trauma è possibile utilizzare l’immagine della TAC appena fatta al pronto soccorso caricandola direttamente sul navigatore. Oppure prima dell’intervento si possono eseguire delle fluoroscopie che permettono di acquisire immagini come se si stesse facendo una TAC intraoperatoria. Quindi anche in caso di trauma della strada in un’ora dall’arrivo in pronto soccorso e con il paziente prono sul lettino, è possibile usufruire della navigazione.
Infine, il decorso post operatorio?
E’ decisamente migliore rispetto alla chirurgia tradizionale. I tempi dipendono dal tipo di patologia che viene trattata. Ma il vantaggio comune è poter diminuire gli accessi quindi anche il tempo di ripresa e degenza è decisamente inferiore.