Le malattie infiammatorie croniche intestinali (in inglese IBD, acronimo di Inflammatory Bowel Disease) colpiscono più di 5 milioni di persone nel mondo. Tra questi, in Italia – pur essendo assente un registro per patologia – si stima che possano esserci circa 240-250mila pazienti affetti da patologia infiammatoria cronica intestinale, dei quali un 60% con colite ulcerosa e un 40% con malattia di Crohn. Senza differenze di genere.

Fino a 20 anni fa le cure per queste malattie, tanto particolari quanto invalidanti erano poche. Coloro che se ne ritrovavano affetti, purtroppo, avevano davanti una vita piena di interventi chirurgici e trattamenti invasivi, spesso neppure risolutivi del problema. Grazie al costante avanzamento della ricerca e allo sviluppo di terapie farmacologiche sempre nuove, ad oggi esistono medicine che permettono di tenere sotto controllo l’infiammazione.

Malattie autoimmuni: in cosa consistono e come riconoscerle

Malattie infiammatorie croniche intestinali: di cosa si tratta?

Le IBD sono malattie la cui causa, purtroppo, risulta ancora oggi sconosciuta. L’ipotesi più accreditata è quella di una reazione immunologica eccessiva da parte dell’intestino nei confronti di determinati antigeni (quali, ad esempio, batteri normalmente presenti al suo interno) che comporta, a sua volta, un forte squilibrio immunologico.

Esso può instaurarsi per un’alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e fattori ambientali: le IBD, infatti, pur non essendo malattie ereditarie, presentano una certa “familiarità” nella comparsa.

Come avviene la diagnosi?

Diagnosticare le IBD oggi è, chiaramente, più semplice che in passato. Tra gli esami strumentali che permettono una corretta diagnosi possiamo annoverare la colonscopia (con eventuale ileoscopia retrograda), la definizione del quadro anatomo-patologico delle biopsie intestinali mediante esame istologico, l’ecografia addominale e dell’intestino mediante radiografia del tenue, tac enteroclisi o risonanza magnetica addominale e gli esami ematici (quali emocromo ed indici di infiammazione).

Il morbo di Crohn

Il morbo di Crohn rientra a pieno titolo tra le IBD più note e diffuse. Si tratta di una patologia autoimmune, causa di ulcerazioni della mucosa intestinale che, lentamente, tendono a diventare più profonde e a interessare gli altri strati dell’intestino.

Il Crohn può interessare tutto il tratto digerente, dalla bocca all’ano, e i sintomi variano in base alla sua localizzazione. Tra questi, dolore addominale, diarrea, febbre e perdita di peso sono quelli più frequenti.

In quanto malattia cronica, inoltre, essa col tempo può andare incontro a complicanze (come, ad esempio, l’occlusione intestinale), che possono a loro volta comportare ripetuti interventi chirurgici di asportazione del tratto dell’intestino malato o di resezione e ristabilimento del canale alimentare (stomia definitiva).

La rettocolite ulcerosa

La rettocolite ulcerosa (anche nota come colite ulcerosa) è una malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce la mucosa dell’intestino crasso. Essa interessa primariamente il retto, salvo poi eventualmente estendersi e coinvolgere parte o tutto il colon.

I sintomi clinici principali sono la diarrea (spesso con sangue e muco), il tenesmo rettale, l’urgenza defecatoria e i dolori addominali. La malattia è caratterizzata da episodi acuti (la cui frequenza può variare da un paio di attacchi all’anno a numerosi episodi ripetuti), seguiti da periodi di remissione, in cui di fatto risulta clinicamente silente. Se non viene curata, l’infiammazione può portare nel tempo sia a un danno strutturale e progressivo del colon, che ad alterazioni irreversibili delle cellule intestinali con il possibile sviluppo di lesioni pre-cancerose e cancerose: per questo motivo, la terapia farmacologica anti-infiammatoria e immunomodulatoria deve essere assunta anche nei periodi di benessere.

Una Giornata per capire e supportare

La prima Giornata mondiale delle IBD ebbe luogo 8 anni fa, il 19 maggio 2014. Si tratta di patologie il cui impatto sulla qualità di vita e sulla sfera psicologica delle persone è enorme.

La necessità di questa ricorrenza nasce proprio da questo: nascondere sintomi e dolore non aiuta. Riuscire a parlarne aiuta ad accettare la malattia e, di conseguenza, a curarsi. E, se non a superarla, quantomeno a conviverci.

Il confronto con gli specialisti è fondamentale, ma anche quello con i nostri cari. E questo non va mai dimenticato.

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