sabato, Febbraio 15, 2025
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Si è spenta a 51 anni Michela Murgia, scrittrice e personaggio di spicco italiana

La vita e la lotta di Murgia

Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite” aveva detto in un’intervista Michela Murgia, la scrittrice da tempo malata di cancro al rene al quarto stadio. Si è spenta nella serata di ieri dopo una lotta durata mesi e dopo aver raccontato pubblicamente la malattia e come avrebbe vissuto questo ultimo periodo anche con l’ultimo libro, “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi“, uscito a primavera. A maggio aveva rivelato al Corriere della Sera, in un’intervista ad Aldo Cazzullo, di avere un tumore al quarto stadio, con metastasi “già nei polmoni, nelle ossa e al cervello”. La scrittrice aveva poi spiegato di aver deciso di sposarsi in articulo mortis e controvoglia, “perché lo Stato chiede un ruolo”. Mentre si sottoponeva a “immunoterapia a base di biofarmaci” per rallentare la malattia, Murgia aveva comprato una nuova casa “con dieci letti dove la mia famiglia queer può vivere insieme“.

“Ho vissuto dieci vite”

Nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera le venne chiesto se la morte le pare un’ingiustizia? E aveva risposto: “No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”. Tra i suoi ultimi post, sui social, la critica alla decisione della Rai di cancellare dai palinsesti il programma di Roberto Saviano, Insider. Poi, qualche giorno dopo, il messaggio dall’ospedale, il sorriso e le cannule nasali dell’ossigeno, per aggiornare amici e fan sulle sue condizioni  “posso stare meglio, ma non bene” e ringraziare della possibilità di curarsi, “in barba a chi demonizza chi paga le tasse“.

La sua storia

Michela Murgia nasce a Cabras nel 1972, ha avuto una formazione cattolica, prima di dedicarsi alla scrittura Michela Murgia ha svolto diverse attività: dalla sua esperienza come venditrice telefonica è nato “Il mondo deve sapere” (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l’opera teatrale omonima e il film “Tutta la vita davanti” (2008).
Nel 2008 aveva firmato “Viaggio in Sardegna” (2008). Due anni dopo è uscito “Accabadora”, premio Super Mondello e premio Campiello, considerato il suo capolavoro, storia di un’anziana donna che in un villaggio sardo dà di nascosto la morte ai malati gravissimi che gliela chiedono e di una bambina che la donna adotta e che scopre a poco a poco il vero scopo delle uscite notturne della madre adottiva.

Nel 2011 “Ave Mary”, riflessione senza filtri sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Tra le sue opere successive il saggio breve sul femminicidio “L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!” e ancora “Futuro interiore”, “L’inferno è una buona memoria”, il saggio “Istruzioni” per diventare fascisti, “Noi siamo tempesta”, “Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo”, “Stai zitta” e “God save the queer”.

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