Per i pazienti affetti da alzheimer è arrivata una nuova possibilità per rallentare il decorso della malattia, il farmaco lecanemab, che ha ricevuto il via libera dall’Unione Europea. La decisione del Comitato per i Medicinali a Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), è stato essenziale per lottare contro questa malattia neurodegenerativa.
Il farmaco lecanemab è stato sviluppato per trattare le fasi iniziali della malattia, e presto sarà accessibile ai pazienti con diagnosi di lieve compromissione cognitiva o demenza lieve dovuta al morbo di Alzheimer.
Lecanemab, il farmaco per l’alzheimer, come funziona?
Il lecanemab è un anticorpo monoclonale, un anticorpo diretto contro uno e un solo antigene, che agisce contro le placche di beta-amiloide, un accumulo proteico nel cervello considerato uno dei principali responsabili della degenerazione dell’alzheimer.
Secondo studi clinici con la rimozione di queste placche si può rallentare il declino cognitivo, migliorando, ovviamente, la qualità della vita dei pazienti. Purtroppo il farmaco funziona solamente se la diagnosi è precoce, pertanto, l’efficacia dipende strettamente dalla tempestività dell’intervento terapeutico.
Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia, e Marco Bozzali, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Demenze, evidenziano che non tutti i pazienti, affetti da alzheimer, potranno giovare di questa cura. Infatti, è indispensabile aspettare l’autorizzazione dell’AIFA per stabilire quali centri sanitari in Italia potranno somministrare il farmaco e definire le modalità di accesso. Inoltre, i costi del trattamento e la necessità di una diagnostica avanzata rappresentano ulteriori barriere.
L’accesibilità al lecanemab potrebbe essere è limitata da questi fattori, quindi risulta necessario creare un piano sanitario nazionale che comporti ad equità nella distribuzione del farmaco e nell’utilizzo delle risorse, soprattutto per i pazienti in fase precoce della malattia.
La creazione del farmaco lecanemab, segna un ottimo passo avanti nella lotta contro l’alzheimer, aprendo comunque, nuove possibilità di ricerche e sviluppi farmacologici. Purtroppo, per molti anni, i farmaci sperimentati non hanno avuto successo; tuttavia, gli esperti credono fortemente che questo trattamento segni l’inizio di una nuova era di terapie in grado di migliorare significativamente la gestione dell’alzheimer.