venerdì, Novembre 7, 2025
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Cresce l’allarme per il Long Covid nei bambini

Rischio più che raddoppiato dopo una seconda infezione

Un nuovo studio americano lancia un serio campanello d’allarme: i bambini che contraggono il Covid una seconda volta hanno oltre il doppio delle probabilità di sviluppare sintomi da Long Covid. A rivelarlo è la più ampia ricerca condotta finora sul tema, pubblicata sulla rivista The Lancet Infectious Diseases.

La ricerca, parte del progetto “RECOVER” finanziato dai National Institutes of Health (NIH), ha analizzato i dati di oltre 465.000 bambini e adolescenti seguiti in 40 ospedali statunitensi tra gennaio 2022 e ottobre 2023, periodo in cui ha predominato la variante Omicron. Gli studiosi hanno confrontato gli effetti della prima e della seconda infezione, tracciando un quadro che desta preoccupazione.

I risultati: rischio raddoppiato dopo la reinfezione

Dopo la prima infezione, circa 900 bambini su un milione hanno mostrato sintomi persistenti entro sei mesi. Con la seconda infezione, il numero è salito a circa 1.880 casi su un milione, più del doppio. Il dato evidenzia chiaramente come le reinfezioni aumentino la probabilità di sviluppare disturbi prolungati.

Il Long Covid in età pediatrica può manifestarsi con diverse problematiche, alcune rare ma anche gravi e durature. Tra queste figurano infiammazioni cardiache (miocardite), alterazioni di gusto e olfatto, tromboembolia, malattie cardiovascolari, danno renale acuto, dolori diffusi, aritmie, alterazioni degli enzimi epatici, dolore toracico e affaticamento cronico. Non mancano inoltre cefalee, dolori muscolari e addominali, disturbi cognitivi e psicologici, eruzioni cutanee, febbre, brividi e difficoltà respiratorie.

Gli studiosi descrivono il Long Covid come una condizione “multisistemica”, in grado di colpire diversi organi e apparati. Secondo i NIH e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), si parla di Long Covid quando i sintomi persistono per almeno quattro settimane dopo la fase acuta.

Reinfezioni, Omicron e vaccini: un equilibrio delicato

Con la diffusione delle varianti Omicron, le reinfezioni sono diventate molto più comuni. I ricercatori spiegano che, sebbene la risposta immunitaria delle cellule T resti stabile, la quantità di anticorpi neutralizzanti diminuisce nel tempo. Ciò rende meno efficace la protezione naturale acquisita dopo una prima infezione, facilitando nuovi contagi, soprattutto nei più giovani.

La vaccinazione pediatrica, pur non eliminando del tutto il rischio di infezione, continua a rappresentare il principale strumento per ridurre le probabilità di sviluppare il Long Covid. Tuttavia, le adesioni restano basse, per vari motivi: la minore gravità dei sintomi nei bambini, i ritardi nella somministrazione del vaccino ai più piccoli e la scarsa partecipazione ai richiami.

Comunicazione, prevenzione e ricerca: le prossime sfide

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di potenziare l’informazione sanitaria e migliorare l’accesso ai vaccini per i minori, così da ridurre l’impatto del Long Covid nella popolazione infantile. Serviranno inoltre ulteriori ricerche per capire se le nuove formulazioni vaccinali possano offrire una protezione specifica contro i sintomi a lungo termine e per valutare le conseguenze delle reinfezioni ripetute nel tempo.

Il messaggio finale degli esperti è chiaro: il Long Covid non è solo un effetto collaterale temporaneo, ma una condizione da prevenire e monitorare attentamente. Agire oggi significa proteggere la salute dei bambini nel futuro.

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