Con il ribaltamento della sentenza che, dal 1973, garantiva l’accesso all’aborto a livello federale – meglio conosciuta come Roe v. Wade – la Corte Suprema degli Stati Uniti ha di fatto demandato a ciascuno stato la competenza di decidere autonomamente le modalità con cui regolamentare l’interruzione di gravidanza.
In precedenza, molti stati governati dai Repubblicani avevano preparato apposite leggi a riguardo. Dei provvedimenti pensati proprio per entrare in vigore subito dopo la decisione dei giudici. Si tratta delle cosiddette “Trigger Laws”. In virtù di ciò, dalla fine di giugno nove stati hanno vietato l’aborto nella stragrande maggioranza dei casi. Già nelle prossime settimane, però, molti altri seguiranno questa strada.
Una decisione che porta indietro di 50 anni
Da adesso per milioni di donne accedere all’interruzione di gravidanza in alcuni stati degli Usa sarà estremamente complicato.
«L’accesso all’aborto è un diritto umano» spiega la Dott.ssa Luisa Di Luzio, Ginecologa e Ostetrica. «Secondo il trattato internazionale dei diritti umani, ogni persona ha diritto alla vita, alla salute e ad essere libero dalla violenza, dalla discriminazione e dalla tortura o da altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti. Costringere qualcuno a portare avanti una gravidanza contro la sua volontà, per qualsiasi motivo, è una violazione di tali diritti. L’aborto deve essere legale, sicuro e accessibile a tutte le persone».
Per abortire negli Stati Uniti adesso milioni di donne statunitensi dovranno affrontare viaggi di migliaia di chilometri. O, addirittura, fare da sole, a casa, di nascosto, come succedeva negli anni Cinquanta. Secondo il Centro per i diritti riproduttivi, più del 58% delle donne in età fertile – vale a dire circa 40milioni di persone – vive in stati che sono contrari all’aborto. La decisione della Corte americana non implica, però, l’esistenza automatica di una legge nazionale che ne sancisce il divieto. Spetterà, infatti, al Congresso deliberare in merito. E, comunque, permane la possibilità che, qualora le previsioni per le elezioni di Midterm, il prossimo novembre, verranno confermate, i repubblicani anti-abortisti saranno maggioranza sia alla Camera che al Senato. L’unica cosa ancora da vedere è con quali numeri.