L’inverno non è la stagione privilegiata per fare sport all’aperto, ma il richiamo della montagna e delle piste da sci da un parte, le finestre di bel tempo sempre più estese (o luoghi esotici dal clima temperato) dall’altra, rendono la pratica sportiva una prassi invernale anche per quella fascia di età cosiddetta “silver age”.
D’altronde, una corretta alimentazione e sano movimento sono alla base di un benessere prolungato anche fino a tarda età, soprattutto se si ha la capacità di ascoltare le indicazioni che il corpo ci fornisce, come ricorda Luca Spigno, vice direttore sanitario e membro del consiglio di amministrazione Villa Montallegro, una delle realtà sanitarie private più avanzate e innovative in Italia per standard qualitativi medici e comfort dell’ospitalità.
Fare attività fisica è fondamentale. Come attivare il proprio corpo nella terza età?
«Oggi non è infrequente vedere over 65 che fanno attività sportive anche impegnative o che addirittura praticano sport di squadra con soggetti anche molto più giovani di loro. Il movimento, sempre associato a una attenta alimentazione, è fondamentale per alzare l’asticella della vecchiaia. Due sono le regole fondamentali per svolgere attività fisica in sicurezza nella silver age: continuità e conoscenza. Continuità significa che bisogna allenarsi con costanza perché le performance sportive si possono mantenere solo se l’apparato osteoarticolare e muscolare risponde in modo adeguato alle sollecitazioni che il cervello chiede. Il decadimento della forma fisica è molto più rapido mano a mano che passano gli anni e quindi le sedute di training devono essere più frequenti (anche se magari meno intense) nell’over 65. Conoscenza significa ascoltare il proprio corpo e sapersi fermare quando arrivano i segnali di allarme».
Quali sono le indicazioni per una sana alimentazione?
«La sana alimentazione è indicata a tutte le età non solo over 65. Il modello di riferimento deve essere senz’altro la Dieta Mediterranea, che ha dimostrato una superiorità assoluta nei confronti degli altri regimi dietetici, in fatto di prevenzione dalle malattie cardiovascolari e longevità. I cardini di questa alimentazione sono: elevato consumo di frutta (fresca e secca), verdura e cereali, con moderato ma costante apporto di carni bianche, pesce e derivati del latte e ridotto consumo di carni rosse e grassi saturi. E per finire, il catalizzatore di tutto: l’olio d’oliva! Questo alimento soprattutto ricco di sostanze antiossidanti è indicato nella dieta dell’anziano: due cucchiai al giorno sono una dose di olio di oliva che tutti dovrebbero assumere. Da non dimenticare infine l’idratazione: ricordarsi di bere sempre molta acqua. L’over 65 in particolare dovrebbe assumere un minimo di 8 bicchieri al giorno vale a dire da 1200 a 1600 cc di acqua».
Si può parlare di dieta anti-aging?
«L’invecchiamento è un processo determinato dalla produzione di radicali liberi, molecole instabili che si producono abitualmente all’interno del nostro corpo durante i fisiologici processi ossidativi. L’accumulo di radicali liberi nel corpo provoca un fenomeno definito stress ossidativo che ha come conseguenza l’apoptosi (=morte cellulare) che inevitabilmente si accompagna al fenomeno dell’invecchiamento. Per contrastare lo stress ossidativo nel nostro organismo vengono utilizzate le sostanze antiossidanti, che prevengono o rallentano l’ossidazione, cedendo elettroni ai radicali liberi e neutralizzandoli. Una dieta ricca di antiossidanti rallenta l’invecchiamento: frutta, verdura e olio d’oliva, per questo motivo, sono alla base della dieta anti-aging».
L’olio d’oliva fa bene anche all’anziano sportivo?
«Assolutamente. Oltre agli effetti benefici più conosciuti, quali un’azione di protezione dalle malattie cardiovascolari, effetto anti-tumorale e di prevenzione del decadimento cognitivo, l’olio d’oliva ha effetti anti-aging e di prevenzione degli infortuni muscolari, per un’azione di rinforzo delle membrane cellulari e di aumento della sintesi di ossido nitrico».
Quali sono i consigli di alimentazione per un anziano che pratica sport?
«La dieta dello sportivo deve essere bilanciata e varia. Per dieta bilanciata si intende una suddivisione dei macronutrienti che preveda un consumo giornaliero di 60-65% di carboidrati (prevalentemente ricavati dai cereali), 20-25% di lipidi (da preferire i grassi insaturi come quelli dell’olio di oliva e della frutta secca), 15-20% di proteine (carne, pollame, pesce, uova, legumi). Un buon suggerimento è quello di una sostanziosa colazione, che quoti il 20% delle calorie totali giornaliere, un pasto bilanciato (carboidrati e proteine principalmente) 2-3 ore, prima dell’impegno sportivo e una rialimentazione precoce al termine dello sforzo fisico (entro 30-40’), a base di carboidrati, per ripristinare le scorte di glicogeno muscolare (la riserva di zucchero contenuta nei muscoli)».
La chirurgia protesica
Facendo sport, si può incorrere in traumi che necessitano a volte di interventi chirurgici. Se l’evenienza fino a pochi anni fa poteva spaventare, oggi anche la chirurgia protesica ha fatto passi da gigante. Il risultato di questo percorso sono protesi più durature e performanti, e interventi meno invasivi, dalle conseguenze postoperatorie più limitate. Anche per questo, oggi, assistiamo a una riduzione dell’età media dei pazienti che si sottopongono a impianti protesici. «Tutto parte da un buon esame diagnostico, che ha una duplice funzione: quella diagnostica, appunto, ma anche una funzione già terapeutica, perché concorre alla pianificazione dell’intervento chirurgico» racconta il professor Guido Grappiolo, specializzato in Ortopedia, Traumatologia e Medicina dello sport, dal 2008 responsabile della Chirurgia Protesica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) e libero professionista che svolge attività chirurgica e di studio presso Villa Montallegro a Genova.
Se in sala operatoria gli elementi chiave sono la capacità del chirurgo (e dello staff che lo assiste) e asset tecnologici all’avanguardia, fondamentale è poi la fase della fisioterapia.
«Il valore di un adeguato trattamento fisioterapico è enorme. Proprio come dice la parola, nel caso della protesica si tratta di un impianto, che va fatto maturare, crescere e va protetto nel suo prosieguo. È dunque essenziale una fisioterapia adeguata, condotta da professionisti di livello e assistiti da eventuali attrezzature necessarie» continua Grappiolo.
Anche perché la vita sempre più lunga delle protesi di ultima generazione impone nuove riflessioni. «Una protesi è per tutta la vita, quindi al di là del primo periodo fisioterapico bisogna considerare che periodici richiami fisioterapici sono estremamente utili così come i controlli radiografici e clinici del chirurgo» conclude Grappiolo.