Un divario crescente tra longevità e salute
Negli ultimi decenni, il divario tra l’aspettativa di vita e gli anni vissuti in buona salute è cresciuto significativamente. Secondo uno studio condotto dalla Mayo Clinic, nel 2000 il gap tra vita totale e vita sana era di 8,5 anni, ma nel 2019 è salito a 9,6 anni. Questo aumento preoccupante indica che, sebbene viviamo più a lungo, una parte crescente della vita è trascorsa in condizioni di salute precarie, segnata da disabilità o malattie. Le statistiche globali evidenziano che, mentre l’aspettativa di vita continua ad aumentare, la qualità di questa vita, intesa come il numero di anni vissuti senza malattia o disabilità, è in calo.
Le disparità tra i paesi
Le differenze tra i vari paesi sono evidenti, con i divari che variano notevolmente. Gli Stati Uniti, ad esempio, registrano uno dei gap più alti al mondo, con una differenza di 12,4 anni tra l’aspettativa di vita e gli anni vissuti in buona salute. Questo riflette non solo l’alta aspettativa di vita, ma anche le gravi disparità nel sistema sanitario, l’accesso alle cure e l’alta prevalenza di malattie croniche legate allo stile di vita, come obesità, diabete e malattie cardiache. In questo contesto, molte persone vivono più a lungo, ma spesso in condizioni di salute precarie, che necessitano di costante assistenza medica e trattamento.
Paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda seguono con gap di 12,1 e 11,8 anni, rispettivamente; vantano sistemi sanitari avanzati e standard di vita relativamente elevati, ma affrontano comunque sfide simili, come il crescente numero di persone anziane e l’aumento delle malattie croniche legate all’invecchiamento della popolazione.
In Italia, la differenza è di circa 11 anni, un dato che riflette l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche, come diabete, malattie cardiovascolari e patologie legate all’età avanzata. Anche se il sistema sanitario italiano è considerato tra i migliori al mondo, la crescente prevalenza di malattie legate allo stile di vita e la necessità di gestire una popolazione sempre più anziana comportano un carico sanitario maggiore.
Le malattie non trasmissibili come causa principale
Il divario tra gli anni di vita e quelli vissuti in buona salute è largamente alimentato dalle malattie non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, il diabete e altre patologie croniche. Queste condizioni non solo riducono la qualità della vita, ma limitano anche l’indipendenza delle persone, in particolare tra gli anziani. Le donne sono più colpite, con un divario maggiore rispetto agli uomini, vivendo in media 2,4 anni in più in cattiva salute. Questi dati sottolineano il crescente numero di persone che vivono con malattie croniche, una delle cause principali di disabilità nella popolazione anziana.
Prevenzione e longevità in buona salute
La crescente preoccupazione per l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche ha reso urgente un cambiamento nei sistemi sanitari. Gli esperti suggeriscono di concentrare gli sforzi non solo sulla longevità, ma sulla longevità in buona salute, promuovendo politiche sanitarie che incoraggino la prevenzione e il miglioramento della qualità della vita. Iniziative come il decennio delle Nazioni Unite per l’invecchiamento in buona Salute (2021-2030) mirano a ridurre il numero di anni vissuti con disabilità e malattie croniche. È fondamentale che i governi e le organizzazioni sanitarie implementino politiche per prevenire malattie invalidanti e promuovere l’invecchiamento sano, garantendo un miglior equilibrio tra la durata e la qualità della vita.