Un nuovo studio pubblicato sulla rivista The Lancet Rheumatology e condotto dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) stima che entro il 2050 quasi un miliardo di persone vivrà con l’artrosi. In particolare, l’artrosi di ginocchio coinvolge un numero sempre crescente di persone in Italia e nel mondo. 

Il Dott. Nicola Ursino, Chirurgo ortopedico specializzato nel trattamento di anca e ginocchio e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Articolare Sostitutiva e Chirurgia Ortopedica C.A.S.C.O. presso l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, racconta la patologia.

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Dott. Nicola Ursino

Come si presenta un ginocchio artrosico?

Un ginocchio artrosico si presenta normalmente come un ginocchio doloroso, non necessariamente condizionato da un evento di tipo traumatico. Il dolore può insorgere sordo e poi svilupparsi in maniera tale da limitare significativamente la deambulazione. 

Dove vanno ricercate le cause?

È una patologia degenerativa della cartilagine, quindi è una patologia multifattoriale e questo ne determina la complessità del trattamento. Le cause possono essere sia su base genetica, sia su base metabolica. Ad esempio, i pazienti diabetici sono più predisposti, come anche le donne nel post menopausale a causa di importanti modificazioni ormonali. O ancora, in relazione ad eventi traumatici che hanno modificato la meccanica del ginocchio o a microtraumi di tipo ripetuto. Inoltre, le patologie infiammatorie reumatiche possono condizionare fortemente l’usura della cartilagine.  

Qual è la sintomatologia tipica?

La patologia insorge con un dolore che si verifica soprattutto al carico, quindi un dolore di tipo diurno. Però non è insolito che la manifestazione dolorosa si prolunghi anche durante il periodo notturno. Questo è un segnale che oltre ad una sofferenza della cartilagine, ci troviamo di fronte ad una sofferenza dell’osso sotto la cartilagine, l’edema osseo. Il ginocchio può gonfiare, si può formare idrarto (formazione di liquido nel ginocchio, ndr) e nel tempo, lentamente, si possono ravvisare delle deviazioni assiali, cioè delle modificazioni dei profili anatomici. 

Dopo la diagnosi, quali possibilità di trattamento esistono?

Bisogna assolutamente percorrere vie alternative alla chirurgia prima di optare per l’intervento, soprattutto nel caso di pazienti giovani. Normalmente ci si affida alla Medicina rigenerativa, quindi alle infiltrazioni che possono essere di diverso tipo (di acido ialuronico, di concentrati piastrinici, di cellule staminali) ma è anche molto utile il potenziamento della muscolatura quadricipitale con una rieducazione del movimento del passo. O la terapia fisica come i campi magnetici pulsati, nel caso dell’edema osseo. Tutto questo può contribuire ad un miglioramento, ad una condizione anche silente per un periodo di tempo, e senz’altro un allungamento dei tempi nei confronti dell’intervento chirurgico.