Cosa ha salvato la vita di Pecco Bagnaia
Domenica nel corso del primo giro del GP di Catalogna chiunque fosse sintonizzato sulla gara della MotoGP ha trattenuto il fiato e iniziato a chiedere aiuto a qualunque santo conosciuto. Quando Francesco Bagnaia, sbalzato in aria come un proiettile dalla sua Ducati dopo aver perso il controllo del posteriore, è ricaduto in traiettoria in piena chicane mentre buona parte della griglia di piloti stava sopraggiungendo alle sue spalle. Il centauro torinese è stato investito dalla KTM dell’incolpevole Brad Binder e a tanti è venuto immediatamente il timore di trovarsi davanti a una dinamica d’incidente che purtroppo è costata la vita a diversi piloti, tra cui il compianto Marco Simoncelli oramai 12 anni fa a Sepang. “Per fortuna, il santo del motociclismo ha fatto il suo dovere” sono le prime parole rilasciate dalla sorella Carola alla Gazzetta dello Sport.
La cosa incredibile è che Pecco sia uscito addirittura senza fratture da questo incidente, a dispetto delle impressioni che lo vedevano dover fare i conti con una frattura scomposta ad entrambe le gambe che voleva dire una cosa sola: campionato finito. Solo semplici escoriazioni per lui che non gli impediranno di essere al via, se avrà il nullaosta dei medici, già tra qualche giorno nel GP di Misano Adriatico, insomma un vero miracolo.
Cosa ha salvato la vita dell’ultimo campione di MotoGP?
- Le protezioni semirigide. L’abbigliamento di un pilota è letteralmente disseminato di placche a copertura delle zone del corpo maggiormente a rischio: ginocchia, gomiti, spalle, ma anche imbottiture speciali negli stivaletti, come aveva appunto Bagnaia. In alcuni casi il materiale usato dalle case costruttrici è il titanio, in altri mescole di plastica speciali, capaci di attutire e resistere a pressioni massime.
- La pelle antiabrasiva. La tuta viene realizzata con pelle di canguro (ci sono state da parte della Lav, la protezione animali, polemiche importanti per arrivare a convincere il mondo del motociclismo a utilizzare mescole chimiche anziché la pelle del canguro). Questo tipo di pelle ha una resistenza all’attrito e portato praticamente a zero il rischio di abrasioni per il pilota, nonostante la caduta e la strisciata sull’asfalto molto violenta.
- L’airbag. Da qualche anno nel kit di protezione, sono stati inseriti anche gli airbag all’interno nella tuta che si aprono in caso di contatti, incidenti particolarmente complicati e quindi violenti. L’airbag difende molte parti del corpo: torace, gambe, schiena addome. L’unica parte del corpo che purtroppo continua ad essere scoperta e causare traumi tra cui anche dei decessi è il collo, nonostante la tecnologia continui ad andare avanti.
Il pensiero di Paolo Simoncelli, papà di Marco
“Secondo me dobbiamo ringraziare l’errore di Bastianini se Bagnaia é uscito praticamente indenne dallo spaventoso incidente. Lo trovate strano ma pensateci bene, se Enea non avesse in qualche modo sfoltito il gruppo di testa di cui Pecco era a capo, il rischio di investirlo almeno una seconda volta si sarebbe alzato drasticamente. Fortunatamente é andata bene e mando un abbraccio a entrambi di pronta guarigione. Sappiamo tutti che dove c’é velocità c’é pericolo ma il motociclismo é passione e non la puoi fermare. Vorrei mettere a risalto le penalitá che non sempre la direzione gara distribuisce in modo equo ma non oggi. Con una moto3 da capogiro e il mezzo miracolo in MotoGP dobbiamo solo ringraziare e assaporare questo momento, sono rari ma ci sono… e se chiudiamo un attimo gli occhi é già Misano!” si legge sul suo blog Squadra Corse 58.