giovedì, Febbraio 13, 2025
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“Vorrei che il mio compagno fosse più presente. Come fare?” – La Posta della Psicologa

In questo spazio la Dott.ssa Giulia Gregorini, psicologa che si occupa di psicoterapia individuale, di coppia e familiare, risponderà a quesiti, dubbi e curiosità che le sono state poste dai nostri lettori.

L’obiettivo è fornire input di riflessione generali per favorire la consapevolezza sull’importanza della salute mentale. È importante sottolineare che nessuna interazione può essere paragonabile ad una consulenza specialistica, né ad un intervento di aiuto.

Salve Dottoressa, mi rendo conto che più volte mi pongo degli obiettivi che poi non riesco a raggiungere. Secondo lei da cosa può dipendere il mancato raggiungimento degli obiettivi?

Salve, indubbiamente esiste una multifattorialità, più cause che interagiscono tra loro. Alcuni elementi essenziali riguardano: la consapevolezza di sé, l’autostima e l’autoefficacia, la paura del cambiamento.

La consapevolezza di sé permette di individuare degli obiettivi sintonici con il proprio essere. Se invece ci si pongono obiettivi per soddisfare aspettative e desideri altrui, la mancata realizzazione può, inconsciamente, riflettere un’opposizione alla richiesta esterna, nonché l’assenza del desiderio soggettivo.

L’autostima e l’autoefficacia riguardano la percezione del valore e della capacità personale ed influenzano moltissimo i comportamenti e la realizzazione di sé. Ad esempio, spesso un rendimento scolastico insoddisfacente sottende un basso livello di autostima ed autoefficacia.

La paura del cambiamento, se non pervasiva, è fisiologica e si connette al timore di perdere il controllo ed aprirsi all’ignoto.

Oggi tutti rischiamo di confrontarci con ideali utopici, porsi degli obiettivi realistici, seguendo il principio della gradualità è fondamentale per realizzarli.

Infine, occorre sottolineare che non si è né onnipotenti, né impotenti. Talvolta esistono motivazioni esterne su cui non si ha potere, ciò non significa essere passivi e percepirsi in balia degli eventi ma mantenere un ruolo attivo e responsabile, consapevoli dei propri limiti e risorse.

Dottoressa, è vero che ai bambini è meglio dire sempre la verità?

Certamente è importante che ai bambini venga detta la verità, seppur sia un concetto che va contestualizzato ed approfondito.

Dire la verità è fondamentale sia perché i bambini sono delle “spugne” e percepiscono ciò che avviene intorno a loro, sia perché è importante preservare la fiducia che hanno negli adulti di riferimento. Ciò però non significa dover dire tutto ai bambini.

È infatti importante stabilire un confine chiaro che preservi i bambini dal coinvolgimento eccessivo in dinamiche adulte, è opportuno operare una selezione delle informazioni da condividere.

Inoltre, è fondamentale utilizzare un linguaggio adeguato al bambino, accessibile per la sua età. Ad esempio, talvolta è molto utile ricorrere al linguaggio metaforico.

La condivisione di “verità difficili” è importante che sia accompagnata dalla rassicurazione.

Buonasera Dottoressa, convivo da tre mesi con il mio compagno e vorrei mi aiutasse di più nelle faccende domestiche, ma anche che mi stesse più vicino, ad esempio, la sera guardando un film insieme. Io non dico nulla, però si accorge del mio malumore. Secondo lei come posso cambiare questa situazione?

Salve, credo che possa essere utile iniziare ad esprimersi con chiarezza nel rapporto con il suo partner.

Spesso, si ha paura di chiedere in modo chiaro ciò che si desidera, si ha difficoltà ad esprimere i propri bisogni.

Ciò, può rispecchiare, inconsciamente, una posizione infantile, quella del bambino che ancora non possiede la capacità di parola e necessita di un adulto che decifri i suoi bisogni, ad esempio espressi attraverso il pianto.

Inoltre, spesso non si parla apertamente per il timore della reazione dell’altro, per proteggersi da un’eventuale delusione.

In una coppia è invece essenziale la comunicazione ed è molto utile, più che ricorrere ad accuse e giudizi sul comportamento del partner (“Tu sei. Tu fai..”), parlare di sé (“IO sento… IO penso… IO ho bisogno”).

Trattenersi tutto dentro non solo crea tensione interna, ma ostacola anche l’intimità di coppia e rischia di provocare esplosioni di malessere e rabbia.

Mio figlio ha 14 anni e mi sembra che abbia meno voglia di prima di stare con me, mio marito e suo fratello piccolo. Chiede sempre di uscire con gli amici o di giocare online con altri coetanei. Può essere un segnale di problematicità? Ci può nascondere cose brutte? So che troppa ansia fa male, ma se ne sentono di tutti i colori. Grazie.

Salve, sicuramente è un momento storico e sociale complesso e le notizie che si sentono quotidianamente non sono rassicuranti, ma è importante lavorare sulla propria ansia genitoriale perché, se eccessiva, può essere nociva per la propria salute e per quella dei figli, offuscando la percezione.

I movimenti che descrive sono fisiologici in adolescenza.

È naturale che un adolescente ricerchi maggiore autonomia, separandosi gradualmente dalla famiglia ed incrementando gli investimenti affettivi extrafamiliari.

Il gruppo dei pari assume centralità e può essere un importante fattore di protezione.

È una fase di crescita in cui si assiste a molteplici cambiamenti, corporei, emotivi e comportamentali ed è importante che i genitori sappiano sostenere e attraversare il cambiamento.

Ciò non significa assecondare ogni inclinazione e richiesta dei figli adolescenti, i limiti sono fondamentali e devono resistere alle fisiologiche sfide e trasgressioni adolescenziali.

Oggi si assiste ad una preoccupante confusione di ruoli, i genitori si configurano come “amici” o “fratelli”, è invece essenziale la chiarezza e la coerenza dei ruoli all’interno della famiglia. Nella genitorialità è molto importante l’integrazione della dimensione affettiva e di quella normativa.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta

la posta della psicologa

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