Il ruolo del padre per un luogo tempo è stato riconducibile ad una funzione normativa, ad una posizione autoritaria, distante affettivamente e poco dedita all’accudimento.
L’attribuzione di ruoli chiari e definiti all’interno del nucleo familiare prevedeva compiti distinti tra gli uomini e le donne, tra i padri e le madri. I padri lavoravano ed erano responsabili del guadagno economico e dell’imposizione delle regole, le madri della cura della casa e dei figli.
Oggi parlare di famiglia non rappresenterebbe una fotografia fedele della realtà, è preferibile parlare di famiglie, essendoci molteplici modi di essere e fare famiglia.
Ci soffermeremo sull’evoluzione del ruolo paterno, fornendo alcuni spunti di riflessione.
Il terzo fondamentale
Per comprendere la funzione paterna in un nucleo familiare è fondamentale ampliare la prospettiva di osservazione, includendo anche la funzione materna. È un gioco sinergico tra le parti.
La madre struttura durante i nove mesi di gravidanza un rapporto simbiotico con il bambino, fondato inevitabilmente sulla coesione di un legame esclusivo a due. Suo compito sarà quello di fare spazio al padre. Parallelamente, i padri sono chiamati a prendersi il proprio spazio nell’accudimento, nella cura, con l’obiettivo di generare una co-genitorialità.
I padri non sono genitori di serie B né surrogati materni
L’evoluzione sociale ha generato ruoli familiari meno definiti ma non per questo sovrapponibili. Spesso, lavorando con le famiglie, ho il privilegio di assistere ad una pericolosa e frustrante confusione che vede il padre come surrogato materno, come un “mammo”, o come il genitore in seconda linea.
Parlare di co-genitorialità non significa sostenere l’interscambiabilità dei ruoli, bensì riconoscerne la complementarità.
Le difficoltà dei nuovi padri
Molti padri vivono la difficoltà di non avere un modello di riferimento. Non si riconoscono nel modello dei loro padri ma non né conoscono uno alternativo.
Ciò può tradursi nel sentirsi spesso impotenti e insicuri, schiacciati da un ideale paterno irraggiungibile (“a mio padre bastava uno sguardo per farsi obbedire”), giungendo ad un’imitazione fallimentare dei propri padri, o assumendo la posizione del “papà amico”, alla pari dei propri figli, delegando alle madri il primato della genitorialità.
L’importanza del padre
Il ruolo del padre è fondamentale, in maniera diversa, sia per i figli maschi, per i quali è il primo eroe, che per le figlie femmine, per le quali è il primo amore. I suoi compiti si evolvono e mutano nel tempo ma sin dalla prima infanzia è importante porre delle salde radici, per favorire nella prima età adulta ali robuste. L’idealizzazione del padre è una fase fisiologica e necessaria per traghettare verso l’umanizzazione e un rapporto di intimità. La funzione paterna costituisce un riferimento importante per i passaggi di autonomia dei figli, per lo sviluppo della fiducia in sé stessi, per la trasmissione di un sentimento di sicurezza.
Inoltre, è fondamentale che il padre non abbia paura di essere autorevole, i figli necessitano di limiti e regole, non rigide ma chiare e condivise tra i due genitori. Spesso accade che in un conflitto di coppia, in una separazione complessa, i figli vengano triangolati, coinvolti da un genitore per un all’alleanza contro l’altro. È importante riconoscere che un figlio ha bisogno e diritto alla presenza di entrambi i genitori.
Ciò chiaramente non riguarda le situazioni gravemente compromesse, di rischio e pericolo. Il prezioso coinvolgimento affettivo dei padri è quindi fondamentale ma non deve essere persa l’importanza della funzione normativa, le due parti richiedono di essere integrate. Un figlio ha bisogno di abbracci, ma anche di limiti.
Un figlio che non sente con “autorevolezza”, qualcuno “sopra di sé”, si sentirà solo, disorientato e insicuro.

“Non riesco a pensare ad alcun bisogno dell’infanzia altrettanto forte quanto il bisogno della protezione di un padre (Sigmund Freud)”.
Articolo a cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
(Psicologa – Psicoterapeuta)
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