La posta della psicologa: la Dott.ssa Gregorini risponde alle vostre domande
In questo spazio la Dott.ssa Gregorini, psicologa che si occupa di psicoterapia individuale, di coppia e familiare, risponderà a quesiti, dubbi e curiosità che le rivolgerete.
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L’obiettivo è fornire input di riflessione generali per favorire la consapevolezza sull’importanza della salute mentale. È importante sottolineare che nessuna interazione può essere paragonabile ad una consulenza specialistica, né ad un intervento di aiuto.
I vostri quesiti
Buonasera, vivo in perenne ansia, a volte capendo perché, altre volte no. Cosa fare?
Salve, l’ansia è una condizione fisiologica – se contenuta e non pervasiva- che svolge delle funzioni di adattamento ed ottimizza le prestazioni.
Facciamo un esempio, se si deve sostenere un esame è naturale avere una certa quota di ansia, che sarà funzionale anche a realizzare una buona performance. Quando l’ansia è invece continuativa e pervasiva sta segnalando un disagio che chiede di essere ascoltato.
L’ansia “perenne” è come la punta di un iceberg, bisogna capire attraverso l’ascolto della persona cosa sottende. Prima di chiedersi “cosa fare” l’ansia va ascolta e significata.
Chi vive in questa condizione, tendenzialmente, proviene da esperienze infantili caratterizzate da forti tratti di instabilità (genitori con umori instabili – esperienze traumatiche – cambiamenti improvvisi). Quando si è entrati in contatto precocemente con l’instabilità con molta probabilità si struttura internamente un “iper-vigilanza”, come se la persona stesse perennemente in allerta, e ciò può manifestarsi attraverso l’ansia.
Inoltre, spesso, un’eccessiva ansia può sottendere note depressive. In condizioni di ansia costante è importante richiedere un aiuto specialistico.
Gentile Dottoressa, da tempo mi chiedo come faccio a fidarmi negli altri se non mi fido neanche della mia famiglia?
Potersi porre questa domanda è un ottimo punto di partenza, che racchiude il desiderio di crescita e cambiamento. La famiglia è il primo contesto che influenza la costruzione della nostra identità.
Inoltre, è a partire dalle prime relazioni di attaccamento in infanzia che si interiorizzano delle teorie su sé stessi e sugli altri, che influenzeranno in modo significativo i propri comportamenti relazionali.
Facciamo un esempio: se si ha avuto un attaccamento insicuro si potrà interiorizzare inconsciamente un’immagine di sé come di colui/colei che è poco amabile e un’immagine dell’altro come inaffidabile. Ciò potrà comportare, in età adulta, la messa in atto di comportamenti che confermeranno queste teorie, ad esempio scegliendo partner “impossibili”, non disponibili emotivamente, reiterando copioni che si concluderanno con lo stesso esito.
Spesso, queste teorie su di sé e sull’altro sono inconsce ed è importante che vengano riconosciute e che diventino oggetto di consapevolezza per poterle mettere in discussione e poter incidere un cambiamento. Non esiste solo la famiglia reale, ma anche la famiglia interiorizzata.
Paradossalmente, a livello inconscio, non fidarsi degli altri è sintomo di un’eccessiva dipendenza dalla famiglia d’origine, della difficoltà di separarsi. Se non ci si fida dell’altro non si potranno costruire rapporti significativi extra familiari che comporterebbero il distacco dalla famiglia (ad es. un legame di coppia duraturo che potrebbe evolvere in convivenza ecc.).
Sarà quindi importante, da una parte far emergere le teorie inconsce e dall’altra ri-significare la storia familiare e i legami familiari attuali, con obiettivo di umanizzare i genitori (non vederli solo come genitori ma come persone, che a loro volta sono stati figli), con l’obiettivo di sciogliere dei nodi che impediscono la piena crescita e la reale consapevolezza e libertà.
Salve dottoressa, mia moglie va in terapia da anni e adesso vorrebbe iniziare una terapia di coppia, includendo anche me. Sono restio e non so prendere una decisione in merito. Non so a cosa potrebbe servire e mi sentirei poco a mio agio, a differenza sua che già conosce la dottoressa da tempo se dovessimo andare sempre dalla stessa ma dall’altra parte non vorrei peggiorare le cose tra noi. Lei cosa suggerirebbe?
Salve, in linea generale sarebbe importante che un eventuale terapia di coppia venga effettuata con uno/a psicoterapeuta che non conosca entrambi.
È importante costruire una relazione bilanciata in un contesto da co-costruire insieme.
È fondamentale, cioè, che lo/la psicoterapeuta non abbia già una relazione con uno di voi due, perché ciò potrebbe contaminare lo spazio terapeutico di coppia (sua moglie potrebbe sentirsi facilmente “tradita” o invasa, lei potrebbe sentirsi estraneo, “colpevolizzato” ecc.).
Di questo sono certa che sua moglie ne possa parlare con la sua psicoterapeuta, che potrà indicarvi la soluzione più adatta alla vostra situazione (ogni condizione ha la sua unicità).
Per ciò che riguarda lei penso che sia importante chiedersi se ci sono altri timori più profondi che ostacolano questa possibilità (ad es.: la paura che una terapia possa condurre alla separazione?). Dopo essersi ascoltato nel profondo può comunicare a sua moglie ciò che sente, le sue perplessità anche la sua confusione.
Inoltre, potrà esprimere dubbi e incertezze anche in stanza psicoterapia. Non di rado, all’inizio di un percorso possono esserci incertezze, ambivalenze ecc..
È sicuramente necessaria una motivazione di partenza ma la motivazione può accrescere e variare anche dopo l’inizio della psicoterapia, durante il percorso.
La psicoterapia di coppia può essere un utile strumento per affrontare una crisi di coppia attraverso il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé che orienterà eventuali scelte.
Secondo lei due ex possono tornare insieme ed essere felici?
“Dipende”. Non credo che possa esistere una risposta universale alla sua domanda.
Ogni storia è diversa e non si può generalizzare. Occorre comprendere come mai un rapporto è finito e per quali ragioni si sceglie di riaprirlo. Ci sono relazioni interrotte, che dopo una crescita personale ed una messa in discussione di entrambi i partner sono state riprese con premesse e consapevolezze diverse. Se viene a mancare una messa in discussione comune è probabile che i problemi pregressi riemergano.
Infine, attenzione al concetto di “felicità”, è un diritto importante perseguire il proprio benessere ma può essere scivoloso porsi ideali utopici e poco umani, non esistono rapporti perfetti, felici “staticamente”, esenti da difficoltà ed imperfezioni.
Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta