Con l’arrivo della stagione fredda, il raffreddore è un disturbo molto comune che colpisce milioni di persone ogni anno. Tra i vari rimedi proposti per alleviare i sintomi, i lavaggi nasali sono spesso consigliati come metodo naturale per liberare le vie respiratorie congestionate. Ma quanto sono realmente efficaci i lavaggi nasali contro il raffreddore? Risponde la FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), tramite la rubrica “Dottore… ma è vero che?“.
Cosa sono i lavaggi nasali
I lavaggi nasali, o irrigazioni nasali, consistono nel risciacquare le cavità nasali con una soluzione salina, tipicamente composta da acqua sterile e sale. Esistono diversi strumenti per eseguire i lavaggi, come il neti pot, spray nasali o siringhe senza ago, progettati per facilitare il flusso della soluzione all’interno delle narici. L’obiettivo principale di questo trattamento è rimuovere il muco in eccesso, le impurità e gli allergeni accumulati nelle cavità nasali.
Perché i lavaggi nasali potrebbero essere utili contro il raffreddore?
Secondo la FNOMCEO, non è ancora chiaro il motivo per cui i lavaggi nasali potrebbero avere un effetto positivo sul decorso del raffreddore: “Si pensa principalmente a un processo di tipo meccanico: la soluzione salina introdotta nelle narici avrebbe la funzione di ammorbidire il muco, che in questo modo verrebbe più facilmente eliminato, portando non solo a un miglioramento della funzionalità respiratoria, ma anche a una diminuzione della carica microbica e del processo infiammatorio, accelerando così i tempi di guarigione”.
Ma quindi funzionano davvero i lavaggi nasali?
Una revisione Cochrane ha evidenziato che le attuali evidenze scientifiche non sono sufficienti per giustificare i lavaggi nasali come trattamento efficace per il raffreddore. Sebbene alcuni studi abbiano mostrato che i lavaggi nasali possono essere più efficaci delle terapie farmacologiche per il trattamento del raffreddore comune e di altri disturbi respiratori, la FNOMCEO sottolinea che questi studi presentano limiti metodologici significativi, come il numero ridotto di pazienti coinvolti e la soggettività delle prove raccolte. Questo rende difficile generalizzare i risultati.
“Dopo la pubblicazione della revisione Cochrane, – continua la FNOMCeo – altri ricercatori sono arrivati alle stesse conclusioni: è possibile che i lavaggi nasali offrano giovamento ad alcuni pazienti, specialmente neonati e bambini che ancora non riescono a soffiarsi il naso, ma affinché diventino una terapia standard nel trattamento del raffreddore, è necessario sapere in che modo e con quale frequenza andrebbero eseguiti, e per questo servono nuove ricerche. Nonostante vengano consigliati anche a chi non ha il raffreddore, al semplice scopo di prevenirlo, al momento non esistono studi scientifici sufficientemente robusti che abbiano valutato l’efficacia dei lavaggi nasali in termini di prevenzione”.
I lavaggi nasali possono essere pericolosi?
La FNOMCeO sottolinea che eseguire irrigazioni nasali senza seguire adeguate norme igieniche potrebbe aumentare il rischio di infezioni alle alte vie respiratorie, invece di prevenirle.
“Anche in condizioni fisiologiche, le cellule delle cavità nasali producono una piccola quantità di muco, allo scopo di intrappolare le sostanze irritanti e i microbi che raggiungono le narici. Lavare regolarmente il naso con acqua e sale può ostacolare la funzione protettiva di questo rivestimento, una delle prime barriere di difesa dell’organismo contro gli agenti patogeni, e aumentare così il rischio di infezione. Anche introdurre grossi volumi d’acqua o acqua a temperature troppo basse o troppo alte può comportare lievi effetti collaterali, tra cui la spiacevole sensazione di bruciore che può essere avvertita alle narici. Un altro problema è legato al rischio di contaminazione batterica, più elevato se l’irrigazione nasale viene eseguita a casa. Per minimizzare il più possibile l’evenienza che l’acqua salata introdotta nel naso porti con sé batteri o altri microrganismi che potrebbero provocare un’infezione sarebbe preferibile usare acqua sterilizzata od opportunamente filtrata (se si usa l’acqua del rubinetto, bisogna almeno assicurarsi che sia stata bollita nelle 24 ore precedenti) ed eseguire il lavaggio con siringhe sterili, avendo cura che ciascun membro della famiglia abbia la propria” spiega la Federazione Nazionale degli ordini dei medici.
La FNOMCeO conclude con un monito: “Vale la pena ricordare che, soprattutto nei bambini più piccoli, bisogna fare attenzione anche ad altri rimedi per il raffreddore. Molti trattamenti o oli essenziali, infatti, non si possono utilizzare nei neonati o nei bambini sotto i 2-4 anni di età perché possono avere effetti collaterali anche gravi. Per questo è sempre opportuno consultare il pediatra anche per rimedi che sembrano innocui”.
Fonte: “Dottore…ma è vero che?“


