sabato, Febbraio 15, 2025
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Kate Middleton e il tumore, gli esperti: “Come dirlo ai figli?”

Foto: frame del video yt “A message from Catherine, The Princess of Wales

L’annuncio di Kate Middleton riguardo al suo tumore ha certamente scosso molti, e la preoccupazione per i suoi tre figli è comprensibile. Parlare ai bambini di una malattia così grave non è mai semplice, ma è un passaggio importante per aiutarli a comprendere la situazione e affrontarla insieme come famiglia. Il desiderio di Kate, come madre, che emerge nel suo video messaggio alla nazione è quello di tenerli al sicuro e di proteggerli. È infatti importante per i genitori essere onesti con i loro figli, adattando le informazioni alla loro età e capacità di comprensione.

Di questo delicato tema si sono occupati gli esperti del sito della Federazione degli Ordini dei medici, “Dottore… ma è vero che?“, spiegando cosa sia meglio comportarsi per affrontare l’argomento con i propri bambini.

Quando dirlo ai propri figli

La grande preoccupazione di un genitore quando deve comunicare al proprio figlio una malattia grave è quella di non riuscire a trovare le parole adeguate o, ancora peggio, di non riuscire a trattenere le lacrime. C’è il timore che i figli non comprendano, che soffrano, che si spaventino o che restino profondamente impressionati. Tuttavia, secondo gli esperti, spesso si sottovaluta la capacità dei bambini di affrontare la realtà. Per un bambino, è meglio conoscere la verità, anche se difficile, piuttosto che essere lasciati nell’incertezza o, ancor peggio, ingannati.

È importante non procrastinare la comunicazione, ma parlare il prima possibile, fin dalla diagnosi e prima di iniziare qualsiasi trattamento. La corrente opinione degli esperti è che non si debba nascondere la malattia ai figli per “proteggerli”, poiché ciò potrebbe causare loro un notevole disagio mentale, manifestandosi attraverso varie forme di sofferenza: problemi fisici, difficoltà di apprendimento, cambiamenti comportamentali. Il silenzio dei genitori potrebbe generare sensi di colpa o paura nei figli. Gli esperti sottolineano l’importanza di essere pronti a rispondere alle domande dei bambini senza omettere nulla. Naturalmente, le risposte dovrebbero essere adattate all’età del bambino, tenendo conto delle sue capacità di comprensione e delle sue preoccupazioni, che possono variare da un bambino piccolo, preoccupato per il genitore durante il ricovero, a un adolescente, desideroso di conoscere dettagli sulla malattia.

È fondamentale individuare il momento opportuno per affrontare la conversazione, preferibilmente coinvolgendo entrambi i genitori. Talvolta il genitore malato potrebbe non sentirsi in grado di parlare con i figli della propria condizione, e in questi casi potrebbe chiedere aiuto al partner, ai nonni o al medico di famiglia. Tuttavia, se possibile, sarebbe preferibile che fosse presente durante la discussione. Anche la scelta del luogo è importante: si può optare per un ambiente familiare e confortevole, come la propria casa, o durante una passeggiata, dove ci si sente più a proprio agio.

Come rispondere alle domande

È cruciale prepararsi per rispondere alle domande dei bambini, suggeriscono gli esperti. Le risposte devono essere adattate all’età del bambino: un bambino più piccolo potrebbe essere preoccupato principalmente per sé stesso durante il ricovero del genitore e con chi dovrà rimanere, mentre un adolescente potrebbe desiderare informazioni sulla malattia stessa. In alcune situazioni, i figli potrebbero non porre domande e potrebbero persino rifiutarsi di stare con il genitore malato: è importante rispettare le loro scelte e dialogare con loro per comprendere le motivazioni, poiché il loro rifiuto potrebbe poi trasformarsi in un forte senso di colpa. È essenziale evitare di garantire esiti certi o promettere una completa guarigione, ma assicurare al bambino che verrà sempre tenuto informato.

Le malattie, in generale, e il cancro, in particolare, possono portare a cambiamenti nell’aspetto esteriore della persona malata, come la caduta dei capelli, la perdita di un organo, alterazioni della pelle e talvolta cambiamenti nella fisionomia (come la perdita di peso o lineamenti che riflettono la sofferenza). Inizialmente, il figlio potrebbe anche provare vergogna nei confronti del genitore malato, ma è probabile che col tempo impari ad accettare i cambiamenti e a convivere con essi.

Il ricovero: come comportarsi?

Nel caso in cui il genitore sia ricoverato in ospedale, è di vitale importanza che il figlio abbia l’opportunità di visitarlo e, soprattutto, di familiarizzare con il personale medico che lo sta curando. È essenziale anche che venga tenuto informato, almeno in modo generale, sugli esami e sul trattamento in corso. Inoltre, non è da sottovalutare la possibilità per il figlio di poter telefonare al genitore malato, inviargli messaggi e, se è ancora piccolo, regalargli i suoi disegni.

Nel caso di un genitore in fase terminale, un errore comune è quello di separare il figlio da casa affidandolo a un parente, nella speranza di proteggerlo dalla situazione. Tuttavia, quando il bambino torna a casa, non troverà più il genitore malato e ciò potrebbe causare un notevole disagio emotivo.

È un grave errore pensare che i bambini non riflettano sulla morte o non ne comprendano il significato. I bambini in età scolare hanno una chiara consapevolezza della morte e comprendono che la perdita è inevitabile, mentre quelli sotto i 5 anni possono pensare che il genitore sia andato da qualche altra parte ma tornerà. Evitare di parlare della morte con il bambino è un errore grave, poiché il silenzio aumenterà la sua ansia e la paura di perdere l’altro genitore o le persone care. Se i genitori non si sentono in grado di comunicare con i figli o di gestire la situazione, è consigliabile ricorrere all’aiuto di uno specialista, preferibilmente uno psicologo, che con la sua competenza sarà in grado di fornire supporto sia al malato che alla sua famiglia.

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