Il mondo del calcio è una realtà eterogenea che conserva una matrice popolare.
È uno sport sempre più praticato durante l’infanzia e l’adolescenza e si configura come uno spazio di crescita ed evoluzione, non solo fisica ma anche psicologica.
Può essere difficile delineare un confine funzionale tra la dimensione giocosa e quella performante.
In questo breve articolo divulgativo ci riferiremo al gioco dilettantistico del calcio nell’età evolutiva, esplorandone i principali risvolti psicologici.
I vantaggi psicofisici
Sono molteplici gli effetti positivi del calcio. Prevede il movimento in uno spazio aperto in relazione con gli altri e allena al rispetto delle regole, dei tempi e dei confini interpersonali. Fornisce al contempo adrenalina e distensione, facilita la liberazione dello stress.
Offre la possibilità di identificarsi in un ruolo o di sperimentarne diversi. Dal punto di vista fisico è maggiormente inclusivo rispetto a sport più selettivi e ciò favorisce l’accettazione di sé. Promuove un senso di appartenenza che può supportare la graduale autonomia, la motivazione, la sana competizione e la consapevolezza di sé.
La dimensione psicologica è centrale nel condizionare l’esperienza dilettantistica in una fase della vita in cui non vi è ancora un’identità completamente strutturata e definita.
Solo attraverso un processo che integra anche gli aspetti psicologici si potranno ottimizzare le personali risorse e potenziare le fragilità con una sana accettazione dei limiti.
È fondamentale costruire un ambiente fondato su un’impronta valoriale – educativa che abbia come obiettivo principale la crescita.
Il focus deve quindi polarizzarsi prima sulla persona e poi sulla prestazione. Garantire un’esperienza strutturata su eticità, competenza e divertimento sarà un fattore predittivo anche di buone performance.
Al contrario, una linea di gestione fondata sulla prestazione e sul raggiungimento del risultato può divenire motivo di ansia da prestazione, soprattutto su giovani già predisposti. È necessaria una visione sistemica, che coinvolge l’intera rete educativa e sociale del ragazzo.
La famiglia
I membri di una famiglia vivono in profonda interconnessione. La famiglia perfetta non esiste, un equilibrio sufficientemente sano si basa sulla presenza di ruoli e confini chiari. Ciò non è semplice da raggiungere ed è un processo di crescita e cambiamento.
I genitori possono proiettare inconsciamente aspetti di sé sui figli, non riuscendo a vederli nella loro soggettività. Ad esempio, si può ricercare nel figlio la compensazione a propri bisogni irrealizzati, caricandolo di aspettative eccessive.
La scelta di uno sport da praticare deve basarsi sulle caratteristiche e i desideri del figlio.
È importante che la famiglia si affidi alla società sportiva, ed in particolare all’allenatore, non invadendo l’esperienza del figlio.
È quindi essenziale da parte di tutti gli adulti coinvolti il riconoscimento e il rispetto dei reciproci ruoli.
L’allenatore
Le scelte professionali non sono mai totalmente casuali. Chi predilige la carriera da allenatore con molta probabilità avrà sperimentato nella sua esperienza personale la funzione di guida per altri significativi. Spesso, a sua volta si è confrontato con il peso delle aspettative. L’allenatore svolge un ruolo importante, oltre alle competenze tecniche, tattiche e didattiche sono importanti le capacità comunicative e relazionali; l’assertività e la sicurezza di sé, che non devono sfociare in mancanza di messa in discussione.
La coerenza di ruolo è essenziale: un allenatore non è un sostituto genitoriale, né un amico ma svolge un’azione educativa importante, può fungere da modello e può far esperire un’esperienza relazionale riparativa. Dovrà fornire al contempo limiti comportamentali e rassicurazione emotiva.
La consapevolezza di sé e della propria squadra si rivelano essenziali per prefiggersi obiettivi congrui.
L’allenatore spesso subisce pressioni da altre figure che deve saper gestire poiché potrebbero riversarsi nel rapporto con la squadra.
È importante che non senta l’intera responsabilità, che potrebbe evolvere disfunzionalmente in un senso di onnipotenza ma che, bensì, riconosca la co-responsabilità.
Nel mondo del calcio lo Psicologo dello Sport è sempre più presente ed è fondamentale che il suo intervento sia sistemico, che coinvolga l’intera rete con l’obiettivo condiviso di supportare la crescita e il benessere del giovane.
Articolo a cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta