Per questo tredicesimo appuntamento con QUI Talk – il talk show tutto dedicato alla salute, al benessere e alla bellezza targato Qui Salute Magazine e condotto da Susanna Messaggio – abbiamo intervistato un esperto dell’Ortopedia dell’anca e del ginocchio: il Dott. Fabrizio Grilli.
Laureato in Medicina e Chirurgia, il Dott. Grilli si è specializzato in Ortopedia e Traumatologia nel 2004. Da quasi vent’anni si occupa di patologie degenerative e traumatiche dell’anca e del ginocchio, affiancando all’attività clinica e chirurgica una lunga esperienza come relatore congressuale.
La chirurgia protesica di anca e ginocchio
«In questo caso – spiega il Dott. Grilli – la chirurgia protesica consiste nel sostituire l’articolazione di anca e ginocchio nel momento in cui viene riscontrato un consumo della cartilagine e delle superfici articolari, che necessitano pertanto di una ripresa. La loro usura e l’eccessivo consumo, infatti, non permettono più una normale attività dell’articolazione».
Si tratta di una chirurgia degenerativa, dal momento che «la superficie cartilaginea, che è quella che ricopre tutte le nostre articolazioni, va incontro a un processo degenerativo. In condizioni normali, la cartilagine ha un proprio spessore. Questo in molti pazienti, non in tutti, va incontro a una progressiva riduzione da usura. Di conseguenza, l’osso rimasto scoperto subisce un maggior carico e ne risente la deambulazione» sottolinea lo specialista.

Come riconoscere il problema
Ma come capire quando c’è bisogno di andare da uno specialista? «Il dolore – spiega il Dott. Grilli – è il sintomo principale, il primo campanello d’allarme che deve portarci a prenotare una visita specialistica. Può essere localizzato nei pressi nell’arto colpito (in questo caso anca e ginocchio), oppure un dolore riferito. Si pensi che molti pazienti lamentano inizialmente un dolore al ginocchio, ma, quando il medico indaga, spesso si scopre in realtà essere un’artrosi dell’anca».
Nella patologia artrosica ci troviamo generalmente davanti a un dolore da carico, che si verifica quando il paziente cammina, è in piedi, si muove. Si tratta spesso di un dolore sordo, che può diventare acuto in caso di degenerazione della patologia. «Il più delle volte sono fitte costanti – racconta ancora lo specialista – che aumentano progressivamente durante la deambulazione, fino a limitarla».
«Camminare, in questi casi, è molto utile per le articolazioni, perché questo permette loro una continua lubrificazione. Durante il movimento viene infatti prodotto un particolare liquido sinoviale: quanto più uno cammina, tanto più questo liquido lubrifica l’articolazione, rendendola più fluida nei movimenti. Il dolore si manifesta alla partenza: man mano che ci si inizia a muovere, aumenta la produzione di liquido sinoviale e il dolore si attenua».
L’evoluzione della patologia
Con il passare del tempo, i pazienti possono andare incontro a un progressivo peggioramento. Oltre al dolore, infatti, un secondo sintomo che compare è una limitazione della funzionalità dell’articolazione, dovuta al fatto che l’articolazione stessa tende a deformarsi. «Nel caso dell’anca – spiega il Dott. Grilli – ci troviamo davanti a un’articolazione che lavora a stretto contatto con la testa del femore. Quest’ultima, dalla forma tondeggiante, con la riduzione della cartilagine tende a usurarsi e a diventare ovale, con conseguenti limitazioni nei movimenti. Tutto questo comporta, a sua volta, difficoltà per i pazienti nel mettersi calze e scarpe, tagliarsi le unghie dei piedi e attività similari. Nel caso del ginocchio, invece, la degenerazione comporta uno squilibrio nell’asse del ginocchio stesso. Il consumo della cartilagine, infatti, può anche portare a gambe più storte, in maniera anche evidente».

Sintomatologia: qual è l’iter della patologia
«Il consumo della cartilagine avviene progressivamente e presenta tre sintomi principali: un’accentuazione della sintomatologia dolorosa, l’aggravarsi delle limitazioni alla motilità dell’individuo e la comparsa della zoppia. Quest’ultima talvolta può essere dovuta anche a un accorciamento dell’arto, ma spesso è invece legata alla sintomatologia precedente» continua lo specialista.
Quando compaiono questi sintomi, la qualità della vita peggiora. Nei casi estremi, è bene pensare anche a una soluzione chirurgica. «Prima di arrivare alla chirurgia, il medico può scegliere di adottare trattamenti conservativi, diversi in base al diverso grado di gravità della situazione. «Le infiltrazioni di acido ialuronico, ad esempio, hanno la funzione di lubrificare l’articolazione – precisa il Dott. Grilli – mentre la terapia biologica utilizza i gel piastrinici o le cellule staminali per modificare la sintomatologia dolorosa, senza portare a una vera e propria rigenerazione della cartilagine».
Innovazione tecnologica e chirurgia protesica: un binomio vincente
«Per quel che concerne l’innovazione tecnologica nella mia specializzazione – racconta ancora il medico – possiamo dire che in ambito chirurgico negli ultimi anni sia notevolmente cambiato l’approccio al paziente. Dall’inizio del 2000 ad oggi, ad esempio, il paziente è diventato partecipe del processo di guarigione, cosa che tende a velocizzarne il recupero e a ridurne le ospedalizzazioni».

«Tutto questo è possibile non solo grazie ai nuovi materiali utilizzati, ma anche alle innovative tecniche chirurgiche utilizzate. Accessi chirurgici dedicati, ad esempio, possono salvare le strutture muscolari o ridurre al minimo l’impatto dell’intervento su di esse, minimizzando altresì le perdite ematiche. Anche l’approccio anestesiologico, in grado di ridurre il dolore, e quello riabilitativo, che mette subito il paziente in piedi nel post-operatorio, però, collaborano a questo fine. Tutto questo sommato, infine, si trasforma in un beneficio immediato per il paziente». (Dott. Fabrizio Grilli)
Nel lasciare ai lettori alcuni spunti iniziali di riflessione – accompagnati da una breve serie di immagini di backstage – vi invitiamo a non perdere l’intervista completa al Dott. Fabrizio Grilli.