Un recente studio – condotto dall’Istituto Europeo di Oncologia e pubblicato sulla rivista Future Oncology – ha cercato di comprendere quale sia il miglior trattamento nei casi in cui, durante la biopsia, non sia possibile identificare il linfonodo sentinella, vale a dire il primo dei linfonodi della rete linfatica che si dirama dalla ghiandola mammaria. Unitamente a ciò, la valutazione si è concentrata sulla diffusione del tumore nell’ascella.
Lo studio ha avuto luogo tra il 2000 e il 2017, coinvolgendo oltre 30mila pazienti ed evidenziando come lo svuotamento ascellare tipico di questo genere di interventi evitabile per oltre metà delle pazienti colpite da un tumore al seno. «Alcuni studi – spiega il Dott. Giovanni Corso, Chirurgo senologo IEO, ricercatore dell’Università di Milano e coautore e promotore della ricerca – hanno ipotizzato che la mancata visualizzazione del linfonodo sentinella fosse segnale di metastasi, dunque un’indicazione per il chirurgo a procedere con lo svuotamento ascellare».
Lo studio, invece, ha mostrato come «nel 73% dei casi il linfonodo sentinella non identificato dalla linfoscintigrafia fosse visualizzabile in fase intra-operatoria, così come il 72,7% dei linfonodi sentinella identificati in fase intra-operatoria era negativo». Per queste ragioni, «oltre la metà delle pazienti in cui il linfonodo sentinella non è visualizzabile non ha metastasi ascellari e può evitare lo svuotamento dell’ascella», conclude la Dott.ssa Francesca Magnoni, Chirurgo senologo IEO e prima firma del lavoro.