Un semplice esame del sangue potrebbe identificare il rischio di sviluppare Alzheimer fino a 15 anni prima della comparsa dei sintomi. Questo importante sviluppo deriva dalle ricerche condotte presso l’Università di Göteborg e potrebbe portare a un futuro screening per tutti coloro che superano i cinquant’anni.
Secondo uno studio specifico, misurare i livelli di una proteina chiamata p-tau217 nel sangue risulta essere un metodo più economico, facile e altrettanto preciso delle attuali opzioni diagnostiche per individuare la malattia di Alzheimer.
La presenza di questa proteina potrebbe indicare un danno cerebrale causato dall’attacco dei neuroni da parte della tau, fino a 15 anni prima che compaiano i sintomi come perdita di memoria e deterioramento cognitivo. Si spera che avviare un trattamento precoce possa semplificare la gestione dei sintomi.
In pratica, l’analisi del sangue per individuare l’Alzheimer potrebbe diventare una prassi comune, analogamente al monitoraggio del colesterolo per prevenire le malattie cardiache.
Lo studio condotto in Svezia
In uno studio condotto dal team di Nicholas Ashton presso l’Università di Göteborg, che coinvolgeva 786 persone e pubblicato su ‘Jama Neurology’, è emerso che grazie a un test specifico gli scienziati sono stati in grado di valutare il rischio di Alzheimer. I livelli elevati della proteina p-tau217 nel sangue si correlavano con una maggiore probabilità o gravità della malattia. Inoltre, una ricerca condotta dall’University College di Londra (UCL) suggerisce che questo esame potrebbe individuare segni precoci di Alzheimer fino a 15 anni prima dell’insorgenza dei sintomi.
Attualmente, la conferma di un accumulo cerebrale di proteine associate alla malattia di Alzheimer richiede o una puntura lombare o l’utilizzo di tecnologie di imaging disponibili solo in alcuni centri. Tuttavia, studi svolti in Svezia indicano che il test del sangue è altrettanto accurato delle punture lombari nel rilevare i segni di Alzheimer e supera in precisione altre metodologie diagnostiche in fase di sviluppo.
La parola degli esperti
David Curtis, professore onorario presso l’UCL Genetics Institute, prevede una potenziale rivoluzione nella diagnosi precoce della malattia di Alzheimer: “Tutti coloro che hanno più di 50 anni – spiega – potrebbero essere sottoposti a screening di routine ogni pochi anni, più o meno come ora vengono testati regolarmente per il colesterolo alto. E’ possibile che i trattamenti attualmente disponibili funzionino meglio nei pazienti diagnosticati precocemente con questa strategia, anche se la vera speranza è riuscire a sviluppare terapie migliori. La combinazione di un semplice test di screening con un trattamento efficace per la malattia di Alzheimer avrebbe un incredibile impatto per gli individui e la società”.
Richard Oakley, direttore associato per la Ricerca e l’Innovazione presso l’Alzheimer’s Society inglese, aggiunge che “i risultati di questi esami potrebbero essere sufficientemente chiari da non richiedere ulteriori indagini di follow-up per alcune persone che convivono con l’Alzheimer, il che potrebbe accelerare significativamente il percorso diagnostico in futuro. Tuttavia – precisa – abbiamo ancora bisogno di ulteriori ricerche su diversi gruppi di pazienti, per capire quanto siano efficaci questi test per tutti coloro che soffrono della patologia”.