Lo Sconnessi Day è una giornata celebrata ogni anno il 22 febbraio per sensibilizzare la popolazione globale a un corretto uso della tecnologia.

Il XXI secolo è sempre più l’epoca degli iperconnessi, a maggior ragione dopo l’avvento della pandemia. Con l’istituzione di questa Giornata – dedicata proprio alla necessità di staccare la testa dal web e tentare di evitare dipendenze dalla tecnologia – si è cercato di dar vita a una vera e propria sfida a questo eccesso di connessione che, in maniera ormai quasi inesorabile, ci sta rendendo letteralmente schiavi della tecnologia e, ancor più, dal web.

Coronavirus e adolescenti, è boom di tecnologia

La nascita dello Sconnessi Day

La prima Giornata mondiale della S-connessione ebbe luogo il 22 febbraio 2018, fortemente caldeggiata in Italia dal Ministero della Salute e dall’allora ministra in carica, Beatrice Lorenzin.

«Quante ore, ogni giorno, passiamo al cellulare? – si chiesero, allora come oggi, gli enti e gli scienziati che decisero di dar vita a questa ricorrenza – Sicuramente più di quante dovremmo». Un problema sempre più attuale, in cui si passano giornate intere «a condividere foto, stati d’animo e notizie con il rischio di perdere il contatto che più conta davvero, quello con la realtà. Una situazione comune a molti che può sfociare in una vera e propria malattia: la nomofobia, vale a dire la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete».

Una sfida contemporanea

Con il Covid le interazioni sociali si sono sempre più ridotte all’osso, e solo grazie alla tecnologia è stato possibile non estinguerle totalmente. Anche in questi casi, però, il troppo stroppia, e l’abuso può causare alienazione e problemi di socializzazione dai risvolti sempre più preoccupanti. Soprattutto tra i giovani.

Una giornata per “disconnettersi”, allora, può rappresentare davvero un buon espediente per tornare a “respirare” i rapporti sociali face-to-face. Anche in questo caso, però, è bene agire con raziocinio e attenzione.